È un’analisi da leggere con grande attenzione quella fatta da Magdi Allam e pubblicata nei giorni scorsi su Il Giornale sotto il titolo “Occhio ai forconi, stanno tornando (e hanno ragione)”. Un’analisi che deve far riflettere, concentrando l’attenzione sulla divisione che si registra nel movimento dei forconi tra coloro che sono portatori di istanze per fronteggiare una situazione economica difficile e che avanzano richieste sulle quali aprire un confronto e chi, invece, avanza richieste demagogiche e improponibili. Una divisione che apre nuovi scenari oltre ad attribuire ai responsabili una diversa credibilità. Non occorre essere infatti fini conoscitori della carta costituzionale per comprendere quanto siano inaccettabili richieste generiche e demagogiche come quella di mandare a casa in blocco la classe politica e quanto sia invece più perseguibile la strada imboccata da chi chiede di presentare richieste sulle quali confrontarsi. È questo che fa la differenza e che attribuisce la possibilità di divenire un interlocutore del Governo. E di fronte a questo atteggiamento il Governo non può isolare chi trova consenso nella protesta. Ma analizzando le richieste dei rappresentanti dei forconi, un altro dato emerge chiaramente: il tentativo di coinvolgere l’autotrasporto, di far salire la protesta dei forconi su migliaia di tir, obiettivo già fallito a dicembre. Non c’è dubbio che la forza del movimento aumenterebbe in modo notevole se il tentativo riuscisse. Occorre però nuovamente impedire che tale manovra, portata avanti per interessi particolari, possa realizzarsi, anche perché l’autotrasporto rischierebbe di essere solo strumentalizzato, senza avere alcun beneficio. E perché, qualora dovessero saldarsi queste due forze, il Paese potrebbe “saltare”. Quali sono oggi le richieste che riguardano il mondo dell’autotrasporto e che potrebbero essere condivisibili? Una potrebbe essere quella di ridurre il costo del carburante: peccato che l’ autotrasporto già ne usufruisca, posizionando il costo al livello medio europeo, con il recupero delle accise che avviene ogni tre mesi, autorizzato dagli organismi comunitari. Il tema degli incrementi sui pedaggi autostradali? La richiesta di mitigarli o annullarli, magari attraverso “abbonamenti scontati” per pendolari e trasportatori, non può che produrre consenso, certo, ma per risolvere il problema, prima di avanzare proposte, occorrerebbe conoscerne i meccanismi. E soprattutto domandarsi: chi pagherà il conto?
Paolo Uggé