Caccia ai pirati, aumentati
i casi di chi investe e fugge

Di seguito riportiamo l’inchiesta realizzata da Roberto Zichittella pubblicata su Famiglia Cristiana del 9 agosto 2009. Nell’articolo si evidenzia che nei primi sei mesi del 2009 sono stati registrati 214 episodi, il 57 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2008. Alla fine, però, la Polstrada riesce ad arrestare molti colpevoli.

Anche in questi giorni di caldo rovente, all’incrocio tra via Nomentana e viale Regina Margherita, a Roma, ci sono sempre mazzi di fiori freschi. E le foto di due ragazzi sorridenti e felici sono appena un po’ sbiadite. Ritraggono i volti di Flaminia Giordani e di Alessio Giuliani. Avevano 22 anni. La sera del 22 maggio 2008 viaggiavano su uno scooter. A quell’incrocio maledetto, Stefano Lucidi, alla guida di una Mercedes, li investì, li uccise e poi scappò via.
Sul Lungotevere di fronte a Castel Sant’Angelo, sempre a Roma, resta il ricordo di Mary Clare Collins e di Elizabeth Gubbins, le due ragazze irlandesi in vacanza nella capitale, travolte e ammazzate mentre attraversavano la strada di ritorno da un pub, dove avevano celebrato la festa di san Patrizio. Era il marzo del 2008. Anche quella volta l’auto colpì, uccise e fuggì nella notte.
Sono disseminate di croci le strade italiane. Sono tanti, troppi, sempre di più i luoghi dove automobili impazzite hanno fatto strage e poi sono corse via con la speranza che tutto restasse impunito. I pirati della strada seminano la morte per Roma, così come in una via di Mazara del Vallo, dove pochi giorni fa un’automobile è piombata su un gruppo di persone che cercavano un po’ di fresco, all’aperto. Lo schianto ha troncato le tranquille chiacchiere serali di una donna di 83 anni, delle sue due figlie e di una nipote. In un attimo sono state polverizzate quattro vite.
Nei primi sei mesi del 2009 l’Asaps, l’Associazione sostenitori amici della polizia stradale, ha contato in Italia 214 episodi di pirateria. Il bilancio è di 43 persone uccise e 263 ferite. Spesso i più colpiti sono gli anziani e i bambini. Rispetto allo stesso periodo del 2008 i casi di pirateria sono aumentati ben del 57 per cento.

L’identikit dei killer della strada

Ma chi è il pirata della strada? Perché fugge? Secondo l’identikit tracciato dall’Asaps di solito è maschio, di età compresa fra i 18 e i 45 anni, spesso sotto l’effetto di sostanze alcoliche oppure di stupefacenti.
«È evidente che chi ha bevuto, si è drogato, gira a bordo di un’auto rubata, non ha la patente oppure c’è l’ha scaduta o falsificata, istintivamente tenta la fuga. Tuttavia quello della pirateria stradale è un crimine che per fortuna non rimane impunito, infatti il 75 per cento dei pirati è identificato dalle forze dell’ordine», constata Giordano Biserni, presidente dell’Asaps.

Si riesce a identificarne due su tre

Quest’ultimo dato viene confermato dal dottor Roberto Sgalla, da quasi un anno direttore della Polizia stradale: «Diamo un nome a due terzi dei pirati». Di questi, il 45,6 per cento è arrestato e il 54,4 denunciato a piede libero. «L’appello che facciamo a chi provoca un incidente è quello di fermarsi», dice Sgalla. «Scappare determina un reato preciso, che è l’omissione di soccorso, e in caso di morte c’è anche l’aggravante dell’omicidio colposo. Oggi è davvero impensabile farla franca se si commette un atto di pirateria stradale. A disposizione dei nostri agenti, infatti, restano troppi elementi: immagini di telecamere, testimonianze, colore e modello dell’automobile coinvolta e altro ancora. Scovare un pirata della strada richiede tecniche investigative relativamente semplici, ma molto efficaci».
L’allarme sociale provocato dai casi di pirateria della strada e la necessità della deterrenza per prevenire altre stragi stanno spingendo alcuni giudici a prevedere, in caso di incidente con vittime, il reato di omicidio volontario. Questa è l’accusa caduta sulle spalle di Stefano Lucidi, il responsabile dell’incidente della via Nomentana. Condannato a dieci anni di reclusione in primo grado, Lucidi ha avuto la pena dimezzata in secondo grado e la Corte d’assise d’appello ha anche derubricato il reato contestato all’imputato da omicidio volontario a colposo. Ma ora la Procura ha fatto ricorso in Cassazione e vedremo come si esprimerà la Suprema corte su un caso che può fare scuola nella giurisprudenza.
Si tenga conto che alcuni magistrati (lo ha fatto giorni fa il pubblico ministero di Torino, Raffaele Guariniello) stanno chiedendo a gran voce di contestare, nei casi più gravi, proprio il reato di omicidio volontario. In generale, il ragionamento che vien fatto sempre più di frequente è questo: non si può non sapere che si rischia di fare male al prossimo se si guida ubriachi, vogliosi di emulare indebitamente le Ferrari o se si procede distratti (i telefonini è meglio tenerli spenti, altrimenti è d’obbligo un vivavoce o un auricolare).
«È giusto inasprire le sanzioni e le normative», dice Sgalla, «ma occorre lavorare molto sul versante della prevenzione per formare una coscienza civica ancora troppo debole. Tutto diventa inutile se non riusciamo a creare nelle persone un maggior senso di responsabilità».
Ecco allora l’impegno della Polizia stradale con soluzioni innovative, che premiano atteggiamenti virtuosi già attive in Romagna, nella zona del Garda, nel Salento e nel litorale a sud di Roma. Sono sempre più frequenti, poi, i controlli per calcolare la quantità di alcol presente nel sangue.
«Nel corso del 2008», dice Sgalla, «abbiamo fatto in Italia un milione e mezzo di controlli, quest’anno saranno ancora di più. Ormai disponiamo di 1.200 etilometri, perciò chi viene fermato da una pattuglia della Stradale si prepari a rispondere a un triplice invito: patente, libretto e soffi».