Autostrade del mare: i nuovi incentivi sono una buona notizia, anzi forse no…

Un brillante risultato, occorre riconoscerlo, è stato raggiunto dal Governo che ha ottenuto dagli organismi comunitari la deroga, per un anno, per incentivare le autostrade del mare. Trenta milioni dei 60 stanziati sono stati autorizzati, per ora, e diverranno disponibili entro fine mese. Una buona notizia, in particolare per il trasporto siciliano, ma che tuttavia non rappresenta una vera soluzione a un problema ben più ampio e complesso: definire una politica in grado di porre le condizioni per un concreto equilibrio tra le varie modalità di trasporto,  garantendo la sicurezza e la compatibilità ambientale. In altre parole gestire un sistema di trasporti e non più destinare fondi a singole realtà o settori, senza avere una visione globale. Una pianificazione che non può, ovviamente, non tener conto dei costi: un semplice raffronto ci dice che su una distanza di 1300 chilometri il costo è pari a 2,130 euro al chilometro per il trasporto su gomma; a 1,330  euro per le merci trasportate con la ferrovia e 1, 630 euro su nave. Ovviamente il costo per il trasporto su strada si riferisce a un automezzo che operi nel pieno rispetto dei tempi di guida e di riposo e delle regole del Codice della strada. Una prima considerazione emerge in tutta la sua evidenza: un trasporto su gomma costa più di quello realizzato con modalità alternative e dunque è facile comprendere perché l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, si sia dichiarato favorevole in più occasioni ai costi minimi della sicurezza e a una seria politica dei controlli: combattendo la concorrenza sleale al ribasso e cancellando le offerte a prezzi stracciati si renderebbe sempre più competitivo il trasporto su rotaia. Diverso è il discorso per gli armatori, che a ogni intervento dello Stato incamerano un bonus ecologico e ai quali non conviene agitare troppo le acque in attesa di una nuova seria politica che consenta finalmente una razionalizzazione tra le diverse modalità. Le imprese associate a Conftrasporto non possono che condividere un’impostazione che veda una  governance equilibrata del nostro sistema di trasporto. Ecco perché chiedono un organismo che coordini gli interventi (esisteva, era la Consulta che andava potenziata, ma il governo dei tecnici l’ha abolita). Un coordinamento che consenta di individuare quali interventi debbano essere realizzati per mettere a sistema porti, terminal ferroviari, interporti, gestione delle informazioni in tempo reale e attuazione di controlli mirati per il rispetto delle regole per  evitare distorsioni della concorrenza da parte dei trasportatori esteri. In questo modo potremo favorire le imprese nazionali e le realtà che garantiscono professionalità e sicurezza.

Paolo Uggé