Così la logistica può guarire
i conti in rosso della sanità

Uno degli scopi del Patto della logistica, voluto dal precedente Governo Berlusconi era quello di integrare i servizi, di razionalizzare i costi e di generare maggior sicurezza. Per questa ragione erano stati avviati i progetti nelle cinque filiere fondamentali: farmaco-ospedaliera, rifiuti industriali, agroalimentare, merci pericolose, distribuzione urbana delle merci. Progetti  che tornano di strettissima attualità in questi giorni in cui i media presentano i conti in rosso della sanità. E la logistica potrebbe rappresentare una cura efficace, un ottimo antidoto contro i deficit regionali e contro la crescita della spesa pubblica che è  fortemente spinta dalla spesa sanitaria ed è in gran parte è legata ai prodotti farmaceutici e alle apparecchiature ospedaliere (il mercato italiano di beni e servizi ospedalieri  “vale” qualcosa come 12 miliardi di euro). Un radicale cambiamento, che associ la sanità alla logistica, sarebbe quantomai opportuno.
La massa critica ottimale per soluzioni logistiche nel settore ospedaliero-sanitario è di circa quattromila posti letto, ma diverse esperienze maturate negli anni scorsi  dimostrano come risultati significativi si possano ottenere anche per 2500 posti letto. La differenza tra il costo sul valore della merce acquistata per articoli di magazzino  da parte della struttura sanitaria rispetto a quella gestita da un centro logistico è il risultato della riduzione dei costi di gestione interni, e produce un risparmio annuo di 1435 euro per ogni posto letto. Sottraendo a questi il costo del servizio logistico, pari a 407 euro a letto, il risparmio netto annuo sempre per ogni letto occupato da un paziente è di 1028 euro, cioè circa  due milioni e 500mila euro l’anno. Il risultato è generato dall’ottimizzazione della catena di approvvigionamento; dalla standardizzazione degli articoli e dalla riduzione dei fornitori e, ancora, dall’outsourcing delle aree di magazzino e della gestione della logistica. Il  percorso virtuoso preso a riferimento nel “Patto della logistica” era supportato da quanto attuato in alcune realtà  europee, dove la sperimentazione aveva prodotto maggior sicurezza, un miglior servizio e il tutto con costi più contenuti. L’obiettivo, essendo la sanità una competenza decentrata, era quello di proporre un modello già attuato e funzionante per mettere un freno alla crescita incontrollata del costo della sanità. Si volevano generare le condizioni per far scaturire un confronto virtuoso attraverso il quale lo Stato avrebbe potuto, con valide motivazioni, contestare alle regioni che avessero rifiutato il sistema organizzativo proposto, le richieste tendenti a ottenere, ogni anno più risorse. Il Governo Prodi aveva messo in un cassetto il tutto e il percorso virtuoso si è miseramente fermato prima ancora di partire. Oggi Conftrasporto ha deciso di riprendere quella srada  e sottpone il progetto alla valutazione del responsabile del dicastero delle Infrastrutture, del Welfare e dell’Economia. Un progetto che tocca diversi temi: dagli ingressi di automezzi nelle strutture ospedaliere al materiale sanitario sprecato; dai farmaci lasciati in deposito al loro utilizzo e, non ultimo, agli spazi recuperabili.
Con  un centro logistico sanitario un solo automezzo sarebbe sufficiente a gestire tutto il materiale in entrate e in uscita dai vari ospedali. Il rapporto diretto con i produttori e la consegna di quanto strettamente necessario consentirebbe poi solo il necessario approvvigionamento dei prodotti di farmacia, del magazzino centrale, di cucina, della sterilizzazione e della lavanderia, e permetterebbe un solo spostamento verso il centro logistico per il consolidamento e per la consegna, nelle due direzioni, ottimizzata.
Con un semplice sistema informatico tutto verrebbe infine riportato a un funzionale controllo degli utilizzi e ai singoli reparti sarebbe assicurato solo lo stretto necessario. I benefici sono sotto gli occhi di tutti:  una riduzione dei costi globali; un miglioramento gestionale, una riduzione dei livelli di scorta e del capitale impiegato; una maggior trasparenza dei costi e la semplificazione dei flussi informativi. Scomparirebbero i cosiddetti “costi nascosti”, e quelli non quantificabili in quanto tutto verrebbe riportato a una unica gestione.
Nei prossimi dieci anni un tema diverrà ineludibile: la gestione della mobilità nei centri cittadini. Questa è una prima risposta. Un antidoto per i tanti mali della sanità. Sperimentarlo non costerebbe nulla, anzi ci sarebbe solo da guadagnare.
Paolo Uggè