Macchine di lusso con autisti in giacca e cravatta, prenotazione direttamente dallo smartphone, conto chiaro e prezzi decisamente invitanti: sono le armi vincenti della Uber, la società americana che dopo aver portato il proprio servizio in diverse città del mondo, ha deciso di sbarcare a Milano. La società “ammazza taxi”, come l’ha definita il settimanale Panorama in un servizio pubblicato sul numero in edicola, è entrata in servizio sotto la Madonnina l’8 marzo e presto sbarcherà anche a Firenze e Roma. Per il servizio si paga il 20-40 per cento in più rispetto ai taxi, ma la metà di un noleggio con conducente.
Per prenotare un viaggio basta scaricare una app sul proprio smartphone. Dopo aver cliccato sull’icona, spiega Simon Breakwell a Panorama, “si apre una schermata sulla quale compare una mappa con la propria posizione e quella delle auto Uber più vicine. Digitato il luogo di destinazione, compare un preventivo di spesa: se date l’ok, in pochi secondi sullo schermo compare la targa dell’auto, la foto dell’autista che verrà a prendervi, il suo numero di cellulare e il tempo di arrivo. Un altro messaggio segnala che l’auto in due minuti è sul posto. A fine viaggio l’autista vi aprirà la portiera e, se il cliente è una donna, l’accompagnerà sino alla porta di casa”. Il costo della corsa, spiega Breakwell, viene addebitato sulla carta di credito. La Uber, spiega Panorama, non possiede auto proprie, ma si rivolge alle società di noleggio con conducente o ai padroncini. “Regola inderogabile”, si legge nell’articolo firmato da Damiano Iovino, “è che l’autista parta dalla sua autorimessa ogni volta, perché per legge non può prendere passeggeri mentre è in marcia, come invece può fare un taxi”. Un punto sul quale i tassisti sono molto attenti. “Se Uber rispetta le regole va bene”, ha spiegato a Panorama Nereo Villa, segretario della Satam, il sindacato autonomo dei tassisti milanesi, “non sarà mai un nostro concorrente, ma la vigilanza sarà molto attenta”. In realtà, come spiega Panorama, sui blog dei tassisti i toni sono decisamente più alti. E Giovanni Maggioli, della Unica Filt Cgil, dice che “se non si arriverà a un chiarimento di questa concorrenza sleale, qualcosa di sgradevole potrebbe accadere. Perché, come molti Ncc, questi della Uber possono operare fuori dalle regole e, se i prezzi sono davvero quelli che dichiarano, non possono stare nei costi”. Insomma, la guerra è già iniziata. E non è una novità tutta meneghina. A Washington, dopo le proteste dei tassisti, le autorità avevano deciso di ritirare il permesso a Uber ma hanno fatto marcia indietro dopo le lamentele dei cittadini. A San Francisco, New York, Toronto e Boston la società ha invece trovato un accordo con i tassisti tanto che gli utenti possono scegliere se viaggiare in limousine o con un più economico taxi.