Chi inquina o fa rumore deve pagare e chi rischia di causare incidenti mortali no?

Chi inquina paga. Nessuno può negare la bontà di questo  principio, attuato dall’Unione europea con l’introduzione della direttiva Eurovignette, che ha inserito nei pedaggi stradali  una spesa aggiuntiva per i mezzi pesanti, in pratica un risarcimento per i costi di inquinamento atmosferico e acustico provocati dai camion e  che va ad aggiungersi a quelli già previsti per le infrastrutture. E nessuno può neppure negare che sia giusto calcolare i pedaggi in base ai diversi livelli di emissioni inquinanti dei veicoli, a patto che  siano pedaggi trasparenti, proporzionati e non discriminatori, frutto di ben precisi principi di tariffazione e metodi di calcolo, basati su metodi scientifici riconosciuti (e fare una stima è impresa difficile, considerati i numerosi fattori, tra i quali gli standard ambientali del mezzo, le sue modalità di utilizzo, la qualità della manutenzione, il contesto e l’ambiente di impiego… ). Ma se tutto questo è innegabile, altrettanto lo è il fatto che se da una parte è consentito incrementare i prezzi dell’autotrasporto (“di un importo pari alla sommatoria dei prodotti tra i diversi fattori di emissione e i rispettivi costi monetari per ciascuna diversa tipologia di strada”) per tutelare tutti dall’ inquinamento, dal traffico, dal rumore, dall’altro la medesima operazione dovrebbe essere consentita per tutelare la sicurezza sulle strade, per difendere la vita di milioni di persone che le percorrono. Vite messe in pericolo non dallo smog o dal rumore, ma da tir che hanno pneumatici lisci, pastiglie dei freni consumate, conducenti impreparati. In altre parole: se l’Eurovignette è condivisibile, altrettanto devono esserlo  i costi minimi per la sicurezza dell’autotrasporto, quei costi considerati indispensabili per far circolare camion sicuri. Nessuno nega che sia giusto coprire il costo dell’uso dell’infrastruttura (chi usa paga), o che lo sia coprire il costo stimato dell’inquinamento generato (chi inquina paga). Perché, allora non deve essere giusto coprire  il costo per un utilizzo in sicurezza del mezzo! C’è qualcosa che francamente non torna.

Paolo Uggè