Battelli che navigano nella laguna di Venezia utilizzando carburante vegetale, ricavato da semi di girasole, mais, colza e simili. Ritenere questo uno scenario di pura fantasia è assolutamente errato, anche perché per il grave problema legato all’elevato livello di inquinamento dovuto al traffico sulle vie d’acqua nella città lagunare, sembrerebbe essere stata individuata una soluzione. Secondo uno studio di fattibilità realizzato dal settore Bioenergie e cambiamento climatico di Veneto Agricoltura, presentato lo scorso 23 febbraio, tutto ciò sarebbe attuabile.
Trattasi, nello specifico, di uno studio inserito nell’ambito del Progetto Europeo BIOSIRE (Biofuel and Electric Propulsion Creating Sustainable Trasport in Turism Resorts), al quale partecipano ben 12 partner provenienti da nove Paesi europei. L’Italia è coinvolta tramite la Regione Veneto-Unità di Progetto Logistica.
La flotta attuale dell’Azienda di Trasporti di Venezia Actv è costituita da circa 160 imbarcazioni che, tenuto conto del loro livello di impiego e sfruttamento della potenza dei motori e del consumo (giorni e ore di funzionamento e litri carburante), nel caso di utilizzo di biocombustibili al posto del gasolio tradizionale, avrebbero un impatto sull’ambiente inferiore di ben 60mila tonnellate l’anno di CO2.
La Veneto Agricoltura, nella sua analisi, ha tenuto conto di due tipologie di biocarburante: il primo derivato da oli minerali esausti (come, per esempio, l’olio utilizzato per la frittura del pescato) e il secondo costituito da olio vegetale puro. Prodotti energetici, entrambi, che qualora utilizzati, anche miscelati al carburante tradizionale, produrrebbero la citata riduzione dell’impatto sull’ambiente.
Uno sforzo e un risultato assolutamente degno di nota che qualora adottato potrebbe, tuttavia, essere reso vano da quanto causato dal passaggio in laguna – ossia all’interno del bacino di San Marco e nel Canale della giudecca – delle navi più grandi, responsabili del 15 per cento dell’inquinamento totale dell’area interessata. Valori che, in termini quantitativi, rilevati dagli esperti, sono ben più elevati dell’inquinamento prodotto dal traffico automobilistico nella tratta che ricomprende la Tangenziale di Mestre. Sarebbero, quindi, un buon inizio i biocombustibili per i “barchini” della laguna, magari opportunamente “profumati” (non di frittura di pesce per cortesia), ma il rischio è quello di aver risolto un problema grande tanto quanto uno stuzzicadenti, quando invece la sequoia è ancora a galla.