“Vogliamo regole, legalità, buonsenso” ha affermato in un suo discorso Matteo Salvini. All’indomani del “Tavolo dell’autotrasporto” che si è svolto il 3 aprile 2025 a Roma con la presentazione alle associazioni di categoria di una serie di provvedimenti decisi dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (“guidato” proprio dall’esponente leghista) per fornire risposte alle domande del mondo dei trasporti e della logistica, c’è chi si è domandato se alle parole abbiamo davvero corrisposto i fatti. Già, perché parlare di buon senso di fronte a nuove regole che prevedono sì l’indennizzo per i tempi di attesa durante le operazioni di carico e scarico o il rispetto dei termini di pagamento delle fatture ma che prevedono anche, in caso di mancato rispetto da parte del committente, che sia l’autotrasportatore a sporgere denuncia, appare davvero poco sensato. A molti addetti ai lavori così come a Claudio Donati, presidente dell’associazione Assotir, che ha espresso forti dubbi sull’efficacia delle nuove regole per tutelare i trasportatori nei rapporti con i committenti, convinto che “anche con la loro adozione sarà molto difficile per i trasportatori far valere concretamente i propri diritti”. Il motivo? Presto spiegato: “ le tutele previste richiedono l’iniziativa del singolo trasportatore, che dovrebbe presentare una denuncia o una segnalazione nei confronti del committente”. Ma il vettore, “che si trova spesso in una condizione di evidente subordinazione commerciale”, come ha sottolineato il numero uno di Assotir, lo farebbe davvero? Si metterebbe “contro” chi gli dà da lavorare? Facendo ricorso al buonsenso verrebbe da rispondere di no. E negativa è anche la risposta dei responsabili di Assotir secondo i quali “qualsiasi intervento normativo, per essere davvero efficace, deve prevedere un ruolo diretto dello Stato nei controlli, senza che questi dipendano unicamente dalla denuncia della parte più debole”.