Trattative-farsa: l’autotrasporto sceglierà la via del dialogo o dello scontro fermandosi 5 giorni?

Di fronte all’ostacolo di una trattativa che non avanza, a una controparte che sembra non voler risolvere i problemi che pure sono evidentissimi e irrisolti da troppo tempo e che sembra non avere la volontà e forse perfino la capacità di raffrontarli come dovrebbe, è possibile prendere strade diverse. Per esempio prendere tempo, attendere ulteriormente, proseguendo sul percorso del dialogo, sperando che dall’altra parte del tavolo qualcuno capisca la gravità della situazione e delle conseguenze ancora più pesanti che potrebbero derivare da uno scontro; oppure scegliere proprio quest’ultimo, lo “scontro frontale “ pur nella consapevolezza che ci saranno “feriti” e forse “morti” anche fra chi non è direttamente coinvolto. Fra tanti cittadini chiamati a pagare gli “effetti collaterali” di una “guerra”. Di fronte all’ennesimo incontro senza alcun risultato concreto avvenuto fra i rappresentanti del mondo dell’autotrasporto e della logistica e quelli del governo (fissato per per accendere il semaforo verde alle “soluzioni peraltro ormai da tempo concordate con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e già predisposte dagli uffici tecnici) i responsabili di Unatras, unione delle più importanti associazioni del settore, hanno scelto di imboccare la prima strada, denunciando la “totale insoddisfazione e i forti momenti di tensione” che hanno contraddistinto l’ennesimo incontro-farsa e annunciando “la convocazione del comitato esecutivo per adottare eventuali provvedimenti”. Diversissima la strada scelta dai responsabili invece di un’associazione minore, Trasportounito, i cui rappresentanti hanno deciso di indire addirittura uno sciopero di 5 giorni, dal 31 marzo al 4 aprile 2025, invitando il settore dell’autotrasporto merci in Italia a spegnere i motori. Un fermo nazionale confermato al termine dell’assemblea che si è svolta ad Anagni il 16 marzo, durante la quale è stata già istituita una commissione esecutiva per la gestione della protesta decisa, come ha sottolineato il segretario generale Maurizio Longo, contro “ il mancato intervento del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per risolvere le gravi problematiche del settore in una la situazione che rischia di provocare il collasso di molte aziende di autotrasporto”. Problemi che riguardano “la regolamentazione del mercato dell’autotrasporto, la crisi dei conducenti professionali, l’aumento dei costi operativi”, come ha evidenziato il leader di Trasporto unito affermando che “lo sciopero dell’autotrasporto nasce anche dalla necessità di far comprendere alla politica l’importanza dell’autotrasporto, settore essenziale per il funzionamento dell’economia nazionale”. Una protesta di sicuro destinata a creare disagi, con possibili ritardi nella distribuzione o addirittura mancata consegna delle merci, compresi prodotti alimentari e beni di prima necessità, ma anche con ripercussioni nella catena logistica delle aziende, a rischio di non ricevere materia prima da lavorare. Quando saranno gravi i disagi in un Paese che vede l’80 per cento delle merci trasportato su gomma? A dirlo sarà il “popolo dei lavoratori” che potrà scegliere tra la strada del dialogo e quella dello scontro frontale….