Nella sua carriera gli hanno (e si è…) affibbiato diversi soprannomi: a cominciare dal primissimo, “Rotaya”, unione del suo cognome, Rota, con un “adattamento” delle iniziali del doppio nome di battesimo di uno dei suoi idoli, Jonny Alberto Ceccotto, pilota italo venezuelano protagonista nel 1975 di un’impresa leggendaria (alla 200 Miglia di Daytona in sella a una una Yamaha TZ750 dopo essere partito ultimo finì sul podio, terzo, davanti al campionissimo Giacomo Agostini stabilendo il record di 74 sorpassi), fino all’ultimo “il nonno volante”, capace di stabilire a sua volta un primato straordinario: arrivare sul traguardo davanti a tutti a 61 anni suonati, mettendo in fila rivali con un terzo dei suoi anni, “riscrivendo” ogni teoria sull’età biologica. Da oggi Alberto Rota, ancora protagonista assoluto in pista 40 anni dopo i suoi esordi, si è conquistato, per meriti sul campo, un altro “titolo”: quello di Leone di Misano. O, se si preferisce, di “leone su due ruote”, giusto per distinguerlo da quello su quattro: Nigel Mansell, entrato nella leggenda della Formula 1 nel luglio 1984 Continua a leggere