Immatricolazioni “forzate” anche se i clienti non le vogliono: ecco l’altra verità sull’auto elettrica

Auto elettriche poco gradite dal mercato italiano, concessionari spinti controvoglia – o addirittura costretti –  a immatricolarle fornendo per di più in questo modo una realtà distorta dell’andamento del mercato: è una fotografia ben diversa da quella che in molti immaginano quella sull’auto elettrica “scattata” da Massimo Artusi, presidente di Federauto, che intervenendo alla Conferenza di sistema Confcommercio 2024 ha lanciato un allarme per il mondo delle concessionarie a rischio, ha spiegato, di vedersi “scaricare” a breve dai costruttori “l’onere di smaltire prodotti difficili da commercializzare”, con il risultato che proprio i concessionari “pur avendo oggi un buon equilibrio finanziario, potrebbero non essere più in grado di svolgere la naturale funzione di mercato. Più del 50 per cento delle auto a batteria Ev sono immatricolate, obtorto collo, dai concessionari con ingenti oneri finanziari di stock e di obsolescenza causata dal prolungato stop dell’invenduto, problemi a cui si aggiunge l’inquietante notizia

dell’assegnazione d’ufficio a alcuni dealer – con successiva fatturazione – di veicoli non ordinati e non abbinati a un cliente finale”, ha spiegato Massimo Artusi, aggiungendo un altro possibile rischio: “quello facilmente prevedibile che i produttori, per non incorrere nelle pesanti sanzioni previste dal 2025, finiranno per ridurre la produzione di vetture con motore a combustione contingentando la vendita dei modelli che, di fatto, continuano a essere i più richiesti dal mercato e provocando un inevitabile calo dei volumi di attività delle concessionarie, mettendole potenzialmente in crisi, con un prevedibile e indesiderato effetto di ulteriore obsolescenza del parco e il rischio di gravissime ripercussioni sulla sicurezza stradale e sull’inquinamento”. E come se tutto questo non bastasse per mostrare l’altra faccia dell’auto elettrica, il presidente di Federauto, ha aggiunto che “a questo quadro, già di per sé preoccupante, si sommano alcune iniziative già avviate e alcune finora solo annunciate che – valicando il Regolamento europeo sulla concorrenza – mirano a disintermediare il modello di vendita tramite il contratto di concessione in favore di quello di agenzia, lasciando a carico dell’agente gran parte degli oneri e degli impegni propri della figura del concessionario, ma privando quest’ultimo dell’autonomia imprenditoriale il cui cuore è il rapporto con il cliente che rappresenta l’autentico valore di avviamento per una concessionaria”. Concessionari di autoveicoli “sottoposti a una pressione eccessiva la cui origine è il Green Deal Automotive, con tutti i limiti di una “decarbonizzazione” misurata al tubo di scarico”, e sui quali rischia di essere scaricato tutto il peso di “una normativa europea in materia di Green deal automotive che prevedendo pesantissime multe per i costruttori fuori target nelle emissioni di CO2, induce le case automobilistiche a forzare la fabbricazione di autoveicoli elettrici che il mercato non assorbe”. Conclusione? Una situazione da correggere con “modifiche da attuare assolutamente entro il 2025. Federauto, che ha interesse a salvaguardare l’efficienza e l’economicità delle catene distributive di filiera farà il necessario per evitare che tutte le pressioni generate da un quadro normativo astratto si scarichino sul capo dei concessionari, sugli automobilisti, sull’economia nazionale (con l’interruzione di produzioni o la chiusura di interi siti) e sul bilancio dello Stato che, da un minor numero di vendite di autoveicoli, subirebbe un forte calo del gettito non solo dovuto alla riduzione delle entrate provenienti dalla tassazione diretta e indiretta sulle immatricolazioni di auto nuove, ma anche per la difficoltà di rintracciare i margini tassabili delle aziende multinazionali in favore di Paesi, anche europei, con fiscalità più favorevole”.