“I cittadini non dovrebbero temere i loro governanti, sono i governanti che dovrebbero temere i cittadini”, ha affermato una volta Alan Moore, celebre fumettista inglese. Cosa che non sembra però affatto accadere per il progetto di una nuova autostrada, o meglio una “bretella” autostradale, che sembra essere “partita” male fin dalla scelta del nome, “Bergamo – Treviglio” visto che il suo percorso non toccherà il capoluogo di provincia. Una falsa partenza seguita da un “percorso burocratico” (in vista dell’apertura dei cantieri nella seconda metà del 2024 e la consegna della nuova infrastruttura nel primo trimestre del 2027) che più accidentato è difficile immaginare, con moltissimi cittadini contrari all’opera senza però riuscire a fermare la “macchina della politica”, decisa a realizzare a tutti i costi (economicamente diventati stellari) i pochi chilometri di tracciato che qualcuno ha ironicamente ipotizzato possano essere lastricati d’oro visto il “conto”: oltre 565 milioni di euro, di cui 146 milioni forniti dalla Regione Lombardia. Che i cittadini abbiano provato a dimostrare di non temere i loro governanti lo dimostrano fiumi d’inchiostro sulla stampa locale, primo fra tutti il quotidiano della Curia, L’Eco di Bergamo. Dove per esempio, sfogliando le copie degli ultimi mesi, capita di leggere passaggi tipo “Un’autostrada disegnata ben undici anni fa, un progetto superato e privato di ogni utilità, dal momento in cui la connessione con la Pedemontana verrebbe meno e quindi anche il collegamento con Brebemi”. Oppure: “Milioni di metri quadri di aperta campagna persi per sempre, proprio nella fase storica in cui si chiede alla società e alla politica il massimo sforzo per neutralizzare gli effetti della crisi climatica”. O, ancora, “La Bergamo-Treviglio devasterà i nostri paesi e non porterà benefici”, con ” un fiume di asfalto che travolgerà i campi”, come ha denunciato Gabriele Borella, presidente di Coldiretti. E, ancora, dalle pagine della storica testata, a più riprese cittadini, ma anche pubblici amministratori che li rappresentano (a partire dai sindaci dei sette comuni contrari all’opera, Ciserano, Fara d’Adda, Levate, Osio Sopra, Osio Sotto, Stezzano Verdellino) o alla guida di associazioni (come nel caso di Slow Food i cui rappresentanti hanno parlato senza mezzi termini di una “ferita mortale”) hanno attaccato quei “15 chilometri di autostrada a pedaggio che non risolveranno i problemi della viabilità”, quello “spreco di denaro” con l’aggravante di un ” grave danno all’agricoltura”. Senza dimenticare neppure di sottolineare come “faccia sorridere”, probabilmente amarissimo, “il fatto che un’infrastruttura finanziata dalla Regione Lombardia andrà a distruggere opere naturalistiche realizzate sempre con fondi regionali”, con riferimento a un’ex cava diventata un’oasi naturalistica di circa 120 mila metri quadrati, chiamata Rinova park, e gestita dal Wwf Bergamo Brescia Onlus, con i primi alberi piantati una ventina d’anni fa” . Un’oasi che ora verrebbe seriamente “minacciata”, secondo gli ambientalisti, dalla nuova opera, come ha spiegato Marcello Fattori, sempre dalle pagine del quotidiano bergamasco, puntando l’indice contro “la costruzione di una galleria di 170 metri che attraverserà la parte nord ovest dell’Oasi”. Un’opera , la nuova bretella, mini nel tracciato maxi nei costi, come spesso accade quando l’opera è pubblica, che, a dire la verità, non piace affatto anche a una parte politica (con Pd, Italia Viva e Movimento 5 stelle schierati contro i “favorevoli” di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) e che ha visto proprio un esponente politico, Raffaello Teani, segretario provinciale di Italia Viva, chiedere che si “ricorra” al dibattito pubblico previsto dal Codice degli appalti che contempla un dibattito i cui esiti devono essere valutati in sede di predisposizione del progetto definitivo”. Ma con il solo risultato di sentirsi rispondere, dal segretario provinciale di Forza Italia, Umberto Valois, che “Per dire no all’opera ormai si è fuori tempo”. Ma non si dovrebbe essere sempre in tempo per non sprecare montagne di denaro pubblico per distruggere l’ambiente ( il progetto prevede un consumo di suolo pari a 144 ettari, l’equivalente di 200 volte la superficie dello stadio di San Siro, un dato enorme se si considera che in provincia di Bergamo, nel 2021, sono stati cementificati 143 ettari, come testimoniano i dati Ispra) e fare un’opera che nessuno sembra volere, almeno fra i cittadini. Gente comune, che “non dovrebbe temere i loro governanti”, come ha scritto il fumettista scrittore di cui forse molti cittadini hanno letto il fumetto “V for Vendetta,”. Un titolo di cui potrebbero ricordarsi magari alla prossima tornata elettorale…. La prossima “manovra” del “partito del no” alla bretella a qualsiasi costo (compreso quello economico…) è invece in programma per il 27 novembre quando i responsabili di comuni, partiti e associazioni scesi sul piede di guerra contro la “finta Bergamo Treviglio”, destinata in realtà a fermarsi al casello di Dalmine, torneranno a riunirsi a un tavolo coordinato da Valerio, del Comitato autostrada, per stabilire le nuove mosse per fermare il progetto. “Perché quel cantiere, contrariamente a quanto detto da chi è favorevole, può e deve ancora essere bloccato , perché il tempo per farlo c’è”, tuona Marcello fattori, “perché altrimenti avremmo la conferma che tutto quello che si dice sulla sostenibilità ambientale sono solo chiacchiere. Perché quel progetto è semplicemente insostenibile: e parliamo di una insostenibilità “a due corsie: ambientale ed economica”.