Ruote Libere: “La vera aula dove dobbiamo formare i nuovi camionisti è la cabina di guida”

“Il problema di arginare la mancanza di autisti di camion si argina con nuovi   percorsi formativi sul campo, che nel caso specifico è il camion stesso, altro che bonus patenti per chi ha il reddito cittadinanza”. Ad affermarlo, commentando il via libera della Commissione Ambiente e Trasporti della Camera a un bonus dedicato ai percettori del reddito di cittadinanza per conseguire le patenti da autotrasportatore, è la responsabile di Ruote Libere, Cinzia Franchini che definisce il provvedimento una manovra “ancora una volta distante dalle esigenze reali del mondo dell’autotrasporto. Stanziare un milione di euro per rimborsare la metà delle  spese sostenute per il conseguimento delle patenti, non solo non argina il problema della carenza di autisti sollevato da più parti, ma rappresenta  un benefit che banalizza una professionalità  che non si riduce all’ottenimento di un certificato”, denuncia Cinzia Franchini. “La carenza di autisti è legata principalmente al costante svilimento che la professione dell’autotrasportatore ha subito negli anni a causa di una corsa al ribasso nel costo dei servizi, di una normativa che ha penalizzato i piccoli e medi imprenditori e di una illegalità diffusa.  Se davvero vi sono risorse da investire nell’autotrasporto le si indirizzi  a veri e qualificanti percorsi di formazione che valorizzino insieme sia i nuovi ingressi sia chi da anni lavora e viaggia sulle strade italiane.  Occorre insomma rivedere completamente i progetti formativi oggi ridotti a ‘servizi’ utili non tanto a coloro che ne usufruiscono, ma al sostentamento delle associazioni di categoria che li promuovono. Le lezioni teoriche di formazione in aula, regolarmente pagate con fondi pubblici,  proponiamo vengano sostituite da progetti concreti e percorsi formativi sul campo, che nel caso specifico è il camion stesso. E’ un dato di fatto che un neo-patentato, pur avendo dal punto di vista tecnico tutti i requisiti per poter svolgere la professione, dal punto di vista pratico,  molto spesso, non sa cosa voglia dire gestire un autocarro in strada e non ha idea delle mansioni che regolarmente vengono svolte dagli autotrasportatori, dal carico-scarico, alla corretta sistemazione del carico e fino banalmente a come comportarsi in situazioni climatiche avverse e come sostituire in autonomia un pneumatico.  E’ in questo contesto che molti autotrasportatori sarebbero disposti a svolgere la funzione di ‘formatore-tutor’ ospitando al proprio fianco, in cabina, per alcuni mesi, coloro che vogliono iniziare la professione contribuendo a rendere l’aspirante autista padrone del mezzo e in grado di svolgere con dimestichezza i compiti quotidiani di un autotrasportatore. Ovviamente per fare questo occorrerebbe dirottare risorse nel finanziamento di un progetto che svincoli il ruolo del formatore alla assunzione di un dipendente e  che premi contestualmente sia l’imprenditore che il praticante. Non solo, dal punto di vista fiscale sarebbe utile prevedere sgravi contributivi, almeno di due anni, per quegli gli imprenditori che invece dopo la formazione decidono di assumerne effettivamente il neo autista.  Questo sarebbe un ottimo impiego di risorse pubbliche, per una formazione utile davvero e non solo uno stanco rituale finalizzato unicamente a riempire aule di persone distratte per incassare i contributi formativi”. 

7 risposte a “Ruote Libere: “La vera aula dove dobbiamo formare i nuovi camionisti è la cabina di guida”

  1. Concordo perfettamente. Meglio cinquanta ore di corso pratico di guida sicura e in azienda un corso per tipologia di merce trasportata che centotrenta ore di teoria da ripetersi ogni cinque anni . Questa e’ la dimostrazione tra chi parla conoscendo il settore e le sue problematiche e chi non sapendo niente del settore gestisce un’associazione di categoria facendo credere che conseguire una patente professionale sia peggio di una laurea.

  2. Prima di scrivere bisognerebbe sempre leggere, diceva mio nonno. Insegnamento che non tutti seguono. Alessandro, per esempio, che afferma di “concordare perfettamente”, con quanto detto dalla signora Franchini, aggiungendo subito che “questa e’ la dimostrazione tra chi parla conoscendo il settore e le sue problematiche (evidentemente la signora) e chi non sapendo niente del settore gestisce un’associazione di categoria facendo credere che conseguire una patente professionale sia peggio di una laurea”. Cosa questa affermata dal signor Giuseppe Cristinelli, presidente della Fai di Bergamo, indicato (altrettanto evidentemente) come chi non saprebbe nulla del settore. Peccato, per il signor Alessandro, che la signora Franchini e il signor Cristinelli stiano affermando la stessa identica cosa: che la Cqc così com’è non funziona e va semplificata, con più pratica e meno teoria. A proposito: il primo in assoluto a lanciare questo appello a far stare gli aspiranti conducenti meno in aula davanti a un computer e piùin cabina di guida con accanto un “veterano del volante” è stato proprio il signor Cristinelli e quando il signor Alessandro afferma “ meglio cinquanta ore di corso pratico di guida sicura e in azienda un corso per tipologia di merce trasportata che centotrenta ore di teoria da ripetersi ogni cinque anni”, “copia” dif atto il signor Cristinelli. Ovvero colui che non saprebbe nulla del settore. Ergo (come direbbero quelli bravi), anche il signor Alessandro non capisce niente? Alessandro, segua i consigli di mio nonno: eviterà figure di palta….

    • Prima di scrivere impari Lei a leggere che l’affermazione falsa, ridicola e stupida che “conseguire la cqc sia peggio di una laurea” l’ha detta Russo di Conftrasporto e non Cristinelli del Fai. E su questo dovreste riflettere. E che il cqc e’ inutile e costoso lo affermiamo tutti da anni. Con la sola differenza che le associazioni di categoria si svegliano ora, dopo quattordici anni (magari suo nonno si e’ fermato all’analogico, ma il cqc esiste dal lontano 2009), perche’ lo stesso rende inutile il decreto flussi essendo della durata di un anno. Quindi lo fanno per l’importazione di nuovi schiavi, dopo gli anni di importazione di quelli da est Europa che hanno portato il settore a dove sta ora. Cioe’ senza autisti. Invece di preoccuparvi delle mie figure, guardate le vostre che almeno suo nonno avra’ l’attentenuante dell’eta’. E se vuole le aggiungo anche una cosa che di sicuro Ceistinelli e altri imprenditori non diranno mai, ma se almeno un giorno la dicessero potro’ dirle che l’avevo gia’ detto: facciamo come in tutta Europa e in tutti i lavori, cioe’ che i rinnovi di cqc e di scheda tachigrafica si facciano durante gli orari di lavoro e a carico dell’azienda. Essendo esclusivamente una patente per il lavoro, perche’ un autista deve pagarsi i rinnovi e farli nel suo tempo libero? Saluti a Lei e a suo nonno.

      • Facciamo come in tutta Europa… insieme a tutto il resto però: stipendi, tariffe, rispetto delle regole, controlli…. La CQC è un’abilitazione personale: perché una sola azienda dovrebbe farsi carico dei costi di aggiornamento se il conducente può invece spenderla liberamente presso altre? Come recupera l’azienda 35 ore di stipendio? Servirebbe almeno una garanzia contrattuale.

  3. Forse mi sbaglio, ma ho il fortissimo sospetto che la rappresentante di Ruote Libere leggendo le domande dei quiz ”citate” dal suo collega bergamasco della Fai (e vi assicuro che se avete la pazienza di andare a leggerle ne trovate di ancora più incredibili e demenziali….) abbia concordato…..E comunque il signor Alessandro in quanto a logica e coerenza potrebbe trascorrere il resto della vita dietro una lavagna (magari di un’aula corsi per la Cqc), con un bel cappello a punta in testa. Come si faceva ai tempi del nonno che invitata a leggere prima di scrivere (mai suggerimento fu più indicato…..)

    • Ed esattamente come lui e suo nonno, neanche che Lei ne sa leggere se sa dare una cronologia agli eventi. Si vada a rileggere la storia della Franchini, le interviste e le battaglie. E se vuole anche le mie, ma non vorrei che sia troppo. Andate avanti a difendere l’indifendibile, a farvi prendere in giro e ad illudervi che chi ha contribuito a creare i problemi del settore, nascondendoli o sottovalutandoli, possa a priori avere ragione ed essere la soluzione di tutti i mali.

  4. siamo alle solite liti tra comari. i primi violini alla lunga stancano e non tengono insieme l’orchestra. Tra poco ci sarà l’incontro al Ministero ed invito tutta” l’orchestra” a suonare in modo coordinato: almeno sui punti in comune. Diversamente il ministero giocherà sulle divisioni del settore e non faremo nessun significativo passo avanti. buon lavoro a tutti.

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