Da soli non si va da nessuna parte: il testamento di Alberto Collini per il mondo dell’autotrasporto

“Da soli non si va da nessuna parte”. Quello che da sempre (da quando a soli 28 anni riunì dieci colleghi e fondò il Rat, ovvero il  Raggruppamento autotrasportatori toscani di cui diventò subito presidente guidando la cooperativa a passare da 11 a 70 autocisterne “associate”) è stato il “credo” di  Alberto Collini, ora è diventato il suo testamento per il mondo dell’autotrasporto, troppo spesso frammentato, diviso in associazioni più “nemiche” che “amiche”, con  rappresentanti della categoria più attenti al proprio  interesse, al proprio orticello che al traguardo comune da raggiungere, tutti insieme. Un monito che Alberto Collini ha lasciato in eredità dopo essersi spento all’età di 94 anni al termine di una vita trascorsa nell’autotrasporto e vissuta per l’autotrasporto, iniziando a guidare i camion a 16 anni, senza neppure aver conseguito la patente, per poi guidare prima il Rat e successivamente il  consorzio di secondo livello Federtrasporti di cui è stato presidente per alcuni anni dal 1985. Un  pioniere del mondo dell’autotrasporto italiano proiettato verso il futuro, un personaggio  carismatico a autorevole (in perfetto stile “toscanaccio” quale era) che ha sempre creduto nell’aggregazione nell’autotrasporto. Convinto, appunto, che  “da soli non si va da nessuna parte”, come amava ricordare. Nell’autotrasporto come nella logistica, mondo in cui negli  anni 80 aveva deciso di raccogliere una nuova sfida,  facendo acquisire a Federtrasporti le piattaforme di Secugnago (Lodi) e Campiglia Stazione (Piombino), quest’ultima dedicata al porto di Livorno, e poi, nonostante fosse ormai in pensione, inaugurando nel 2001 quella di Campiglia Marittima (Livorno). Una lunga vita vissuta in un mondo lavorativo che ha sempre amato e al quale ha lasciato un preziosissimo “testamento”.