L’e-commerce vola: le aziende sono pronte per stare al passo con la rivoluzione nelle vendite?

L’epidemia scatenata dal Coronavirus e il lockdown che ne è seguito hanno fatto accelerare notevolmente la crescita del commercio online al punto che per alcune aziende l’ecommerce rappresenterà quasi la metà delle loro vendite nel 2020 (rispetto a un terzo prima del Covid-19). È quanto emerge da un’azienda realizzata da Geodis e Accenture Interactive intervistando i responsabili di circa 200 aziende europee e americane di diversi settori: moda e sport, lusso, arredamento, cura del corpo, alimenti non deperibili, prodotti per la casa, giochi e giocattoli, elettronica di consumo. Uno studio che ha presentato però anche un rovescio della medaglia: solamente pochi marchi sono “preparati” per eccellere nelle capacità logistiche chiave necessarie per costruire e mantenere operazioni di e-commerce di successo e molti responsabili di importanti brand sono preoccupati, come ha evidenziato Marie-Christine Lombard, chief executive officer di Geodis, di fronte al rapido aumento dell’e-commerce che può essere affrontato “sviluppando strategie logistiche omnicanale realizzate su misura in base al loro livello di maturità”. Una preoccupazione giustificata proprio dalla crescita del’e commerce che non sembra voler concedere troppo spazio alle imprese per “adeguarsi” a questa rivoluzione del mercato: se prima della crisi, le aziende realizzavano il 34 per cento delle proprie vendite online durante il lockdown, il numero delle vendite effettuate online è praticamente raddoppiato raggiungendo quota 65 per cento. Con un aumento più marcato in Europa rispetto agli Stati Uniti, con le aziende del vecchio continente incapaci di offrire un’offerta d’acquisto on line che sono rimaste pesantemente penalizzate, perdendo a causa del Covid-19 “almeno” il 15 per cento dei loro guadagni. Ma come “vendono” on line le aziende europee? Il 59 per cento si affida ai marketplace (ovvero a piattaforme come come Amazon, Zalando o eBay) nonostante la sensazione, sempre più diffusa, che l’eccessiva dipendenza dai marketplace non sia sostenibile e sia necessario creare sempre più canali di e-commerce di proprietà. Obiettivo che quasi due terzi delle aziende coinvolte nell’indagine vorrebbero realizzare a brevissimo per vendere direttamente ai consumatori tramite i propri siti web. Ma fra gli obiettivi di chi vuole vendere sempre più online direttamente c’è anche una personalizzazione delle opzioni di consegna, una riduzione dei tempi, e ancora, la possibilità per la clientela di modificare i propri ordini, di semplificare le operazioni di resa di un prodotto”. Obiettivi per raggiungerei quali è indispensabile migliorare le capacità logistiche chiave. Un esempio? Il sondaggio ha fatto emergere che solo il 16 per cento delle aziende coinvolte nello studio è in grado di ottenere indicatori chiave di prestazione in tempo reale per la propria filiera con capacità di analisi che nel 40 per cento dei casi risultano “troppo basiche generando dati frammentati, senza una governance chiara. E questo in un mercato nel quale avere una chiara e immediata visibilità dell’inventario della supply chain risulta essenziale per garantire la disponibilità del prodotto, offrire una varietà di scelte di spedizione e informare il cliente sullo stato di spedizione del prodotto. Passaggi sempre più essenziali per soddisfare le esigenze del cliente.

Testo realizzato da Baskerville Comunicazione & Immagine per stradafacendo.tgcom24.it