I porti italiani hanno bisogno di dragaggi, di adeguamento delle banchine ai cambiamenti climatici e alla qualificazione ambientale, di una vera integrazione fra le diverse modalità di trasporto attraverso il potenziamento del disegno logistico nazionale, e le risorse del recovery fund possono essere una grandissima occasione da non perdere per far cambiare davvero rotta al Paese. Ma quanto sta accadendo è esattamente l’opposto di ciò che tutti invocano, ossia una programmazione di carattere nazionale, sotto una regia unica del Ministero, cosa peraltro prevista della riforma Delrio. Con il rischio che un mare di denaro, in arrivo dalla Comunità europea, possa essere utilizzato male, sprecato. Per l’ennesima volta. Continua a leggere