Per un Paese come l’Italia, che ha un’economia di trasformazione, l’import- export è essenziale. E, dunque, è vitale affrontare e risolvere senza perdere più neppure un solo istante il tema dell’attraversamento dei valichi alpini e del traffico combinato strada-mare, impedendo rallentamenti delle esportazioni (e delle importazioni) che procurano un danno significativo alla nostra economia. Rallentamenti che l’Italia “paga” letteralmente a peso d’oro, come risulta da uno studio di Isfort secondo il quale il fermo dei mezzi pesanti di un’ora al Brennero procura alle imprese di autotrasporto un danno di 370 milioni di euro l’anno. Un caso emblematico, quello del valico con l’Austria, dove transita il 17,5 per cento delle esportazioni italiane attraverso le Alpi (“teatro” del passaggio di oltre il 60 per cento del valore del nostro import-export), al quale si aggiunge un interscambio via mare che vale, per l’Italia, un altro 37 per cento, con un deficit totale del sistema economico che assomma a ben 34 miliardi di euro. Questi pochi dati, presentati nel corso dell’edizione 2019 della Conferenza di sistema di Confcommercio che si è svolta a Villasimius, in provincia di Cagliari, dal 18 al 21 settembre e che ha avuto come temi l’accessibilità logistica e la sostenibilità ambientale delle infrastrutture da trasporto, dovrebbero essere più che sufficienti per far comprendere a chi governa quanto il tema dell’accessibilità sia rilevante e quanto siano pertanto opportune le iniziative assunte per realizzare infrastrutture efficienti, migliorando i collegamenti con i Paesi europei di rilevante importanza verso i quali esportiamo, come Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Svizzera. Indicazioni e conferme, quelle emerse a Villasimius, che appaiono ancor più importanti se lette in un contesto che, dopo il 2009, ha visto solo l’export compensare il calo dei consumi e il crollo degli investimenti. Quando i responsabili di Conftrasporto – Confcommercio parlano di corridoi plurimodali e di una rete che integri le diverse modalità di trasporto (che devono, nel superiore interesse del Paese, essere competitive con i sistemi di altre nazioni) non rappresentano certo un interesse parziale o settoriale ma evidenziano un’esigenza dell’intera economia. Avere treni con una lunghezza di 750 metri, con una portata di 1500 tonnellate; avere porti che siano organizzati per dare la permeabilità necessaria a muovere nel minor tempo possibile e alle migliori condizioni le merci, non è un’esigenza degli operatori ferroviari, degli armatori, dell’autotrasporto, ma dell’economia italiana. E rappresenta anche una risposta concreta a chi chiede maggior tutela ambientale, visto che un trasporto più fluido significa meno inquinamento. Un treno standard sostituisce qualcosa come 60/80 tir; la funzionalità del sistema portuale, oltre a incrementare le entrate fiscali dello Stato, oggi introitate dai più efficienti sistemi portuali del Nord Europa, fa crescere il trasporto via mare; le infrastrutture efficienti riducono la congestione che determina l’inquinamento: favorire il riequilibrio tra le diverse modalità non è dunque una delle esigenze prioritarie del Paese? Conftrasporto – Confcommercio hanno sempre evidenziato che la “politica dei no” è dannosa per il Paese. I veri problemi sono la capacità – bassa – di realizzare le opere previste e la carenza di una programmazione complessiva. E non possono aver certo senso le giustificazioni addotte sulla mancanza dei finanziamenti: sulle risorse europee per le infrastrutture del Sud è stato speso solo il 23 per cento delle somme disponibili. Quelle non assegnate e non impegnate sono il 59 per cento. Elementi, messi nero su bianco nella relazione illustrata a Villasimius dal professor Roberto Zucchetti, che evidenziano come senza un sostanziale cambiamento e con la chiusura delle rendicontazioni fissata al 31 dicembre 2023 l’Italia perderà le risorse messe a disposizione dall’Unione europea. Invece di pensare ai tagli dei trasferimenti alle imprese il Governo farebbe bene a pensare di non perdere le opportunità e le risorse che esistono.
Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio