A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti. Fortunatamente a volte capita d’“indovinare” anche a pensar bene. Cosa che Conftrasporto si augura possa avvenire per quanto riguarda “il nuovo corso” aperto dal Presidente del consiglio Giuseppe Conte (che siamo certi troverà i “numeri” in Parlamento per ottenere la fiducia che consenta al nuovo Esecutivo di operare) in materia di infrastrutture e trasporti, con dichiarazioni sulle quali non si può che “pensare positivo”. Dichiarazioni, quelle fatte sull’infrastrutturazione del Paese in occasione del suo intervento per chiedere alla Camera la fiducia al nuovo Governo, apprezzate da Conftrasporto che non può che auspicare che queste parole, significative, spazzino finalmente via le titubanze (o le furbizie?) nascoste dietro una politica che si è rifugiata per troppo tempo dietro il paravento di ripetitive richieste di ulteriori verifiche sui costi benefici, al solo scopo di allungare i tempi. I progetti esistono, e alcuni sono già pronti per essere avviati: basta con le chiacchiere e si avviino le opere indispensabili per l’economia. Nell’augurare al Paese (per il suo bene) che si ponga davvero fine al rilascio di dichiarazioni, spesso contrastanti tra loro, alle quali esponenti del passato governo ci avevano abituato, Conftrasporto non può che ribadire che opere come il Corridoio del Mediterraneo, comprensivo della Tav, e la Gronda di Genova, o ancora la realizzazione di opere per rendere funzionali i porti e le Zes, le zone economiche speciali, devono essere avviate in tempi brevi, attraverso una seria politica che interconnetta le modalità principali per favorire l’accessibilità. Perché questo possa accadere, sarebbe utile “far ripartire” la Consulta del trasporto e logistica, iniziativa annunciata ufficialmente dal precedente titolare del dicastero dei Trasporti ma mai avviata, che consentirebbe di poter dar vita a un confronto costruttivo tra le varie componenti sociali interessate. Il recupero di un rapporto costante e produttivo, condotto ai massimi livelli di rappresentanza politica, se avviato, diventerebbe lo strumento per evitare che nel mondo dei trasporti possano essere assunte iniziative di protesta in forme anche spontanee che danneggerebbero tutti. Un “rischio”, quest’ultimo, più che reale in un mondo dell’autotrasporto che attende da tempo risposte e provvedimenti non più a lungo ritardabili. Il tema dell’attraversamento dei valichi (agli ostacoli introdotti ai confini con l’Austria presto si aggiungeranno quelli del Monte Bianco); la pubblicazione dei costi minimi strettamente connessa con la sicurezza stradale; la funzionalità delle Motorizzazioni civili e l’affidamento delle revisioni alle officine private, per evitare che circolino automezzi pesanti non revisionati; il completamento della riforma portuale: sono tutti argomenti da affrontare e che possono essere risolti in tempi brevi. Certo, ai nuovi rappresentanti del Governo per affrontare queste “materie” occorre potersene impadronire, ed è per questo che Conftrasporto offre la disponibilità a fornire il proprio contributo per favorirne la comprensione il più rapidamente possibile. Nella consapevolezza che non c’è più tempo da perdere ma anche nella convinzione che la nuova guida del dicastero eviterà di perdersi in sterili e dannose polemiche ideologiche, come avvenuto nel recente passato, e si attiverà invece per dare risposte funzionali alle esigenze di un settore, come quello dell’autotrasporto, che rappresenta un ingranaggio essenziale per l’intera filiera della produzione e, dunque, per la competitività dell’Italia sui mercati internazionali. Se la logistica e i trasporti non funzionano la filiera agricola e quella industriale si vedranno costrette a tenere nei propri piazzali i prodotti. E questo farà perdere quote di mercato. Dicono che la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni, ma le buone intenzioni, se mantenute, possono condurre anche in Paradiso….
Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio