Le segnalazioni e i suggerimenti proposti a più riprese dai rappresentanti degli operatori del settore non sembrano purtroppo, a oggi, essere ascoltati da chi gestisce la politica dei trasporti nel Paese. I tavoli di confronto non sono ancora partiti e chissà quando mai partiranno, e alcune misure che si stanno prendendo lasciano intravvedere che la situazione è destinata a peggiorare. Tutte le organizzazioni dell’Unatras hanno riconosciuto che nella definizione della Legge finanziaria, grazie all’impegno del vice ministro per le Infrastrutture e i trasporti Edoardo Rixi, sono stati mantenuti i contenuti delle intese intervenute. Se le risorse sono importanti, tuttavia, senza una visione che dia la dimostrazione di voler gestire organicamente i temi complessi del sistema dei trasporti, la risultante sarà un raffreddamento nei rapporti con l’Esecutivo. Basta leggere la netta posizione contenuta nella lettera predisposta dall’Unatras e inviata al ministro Danilo Toninelli nei giorni scorsi per capire che così non va: oltre a evidenziare alcuni temi di grande rilevanza (dalla destinazione di risorse in modo non sufficiente e che lasciano irrisolte molte delle questioni aperte alle infrastrutture; dagli ostacoli alla libera circolazione delle merci al rafforzamento delle misure per favorire la sostituzione del parco circolante in nome della sostenibilità del trasporto e della sicurezza stradale) il documento “denuncia” la scelta di depotenziare la rappresentanza del settore, annacquando i criteri per poter esercitare questo ruolo e consentendo così di estendere anche a chi non svolge in modo adeguato ed effettivo questo compito la possibilità d’intervenire sulle questioni riguardanti la categoria. Nessuno intende disconoscere il diritto di chi governa d’intervenire come meglio ritiene: ma certe operazioni, frutto di interessi certamente non di carattere generale, non possono che provocare un inasprimento dei rapporti tra le federazioni responsabili e chi gestisce la politica dei trasporti. Il governo allora decida e la risposta sarà conseguente. In queste ore lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto presente come nel Decreto semplificazione siano presenti norme poco attinenti allo spirito del provvedimento. Non solo nell’autotrasporto si registrano posizioni non conciliabili con il raziocinio e la conoscenza dei vari sistemi: anche il settore marittimo ne risulta coinvolto. L’esempio più eclatante è la presa di posizione sui collegamenti con la Sardegna, che appare così “sballata” da rendere difficile immaginare che non sia stata suggerita da diretti interessati che hanno ingannato il ministro. Sostenere che esista un monopolio nel servizio o che le tariffe applicate si basino sulla posizione dominante di una compagnia danneggiando i passeggeri, ignorando che queste sono definite nell’atto di concessione, non può che essere frutto di una grave disinformazione nella quale il titolare del dicastero è letteralmente affondato. O almeno questa è l’interpretazione che molti preferiscono dare, per non dover pensare a una spiegazione decisamente più cruda, della serie: “non sa di cosa stia parlando”. Il sistema del mare merita l’attenzione necessaria: le attività dei porti in particolare attendono da tempo interventi atti a realizzare la legge sulle attività portuali coordinate e interventi sull’armamento che non lo inducano a operare al di fuori delle regole di sostenibilità e sociali. Un buon segnale è arrivato proprio in queste ore dal vice ministro Edoardo Rixi intenzionato a legare alcuni benefici non più alla bandiera bensì all’utilizzo di personale nazionale, meglio comunitario. Infine non è possibile non segnalare l’ultima “perla” che riguarda l’emendamento sui noleggiatori di auto con conducente, gli Ncc, con il ministro “impegnato” a far chiudere l’attività a 20mila imprese (circa 80mila posti di lavoro). Molto ci sarebbe da mettere in luce ma ci limitiamo a due aspetti: il primo riguarda il blocco, di fatto, della possibilità di stipulare contratti a lungo termine che è uno dei rapporti tipici dell’attività di noleggio. Per il governo varrebbero – così si prevede nell’emendamento che ha presentato – solo i contratti stipulati prima dell’entrata in vigore delle nuove normative. Si introducono in sostanza limiti alla stipula di contratti, cioè si limita l’attività di impresa. Quale valutazione razionale? Forse la voglia di privilegiare una categoria distruggendone un’altra? La seconda osservazione è l’assoluta ed evidente complicità per non aver regolamentato il pagamento dei corrispettivi per i tassisti che non solo non rilasciano scontrini fiscali, come avviene in tutte le principali città del mondo, ma talvolta effettuano delle prestazioni di noleggiatore in modo abusivo. Introdurre l’obbligo dello scontrino fiscale in mancanza dell’utilizzo della carta di credito che garantisce la tracciabilità era così difficile da immaginare? Non ha torto chi sostiene, come ha fatto Loreno Bittarelli, presidente della cooperativa Radiotaxi 3570 di Roma e fondatore, con Fedetaxi e Antral, di Taxi europe alliance, che le due categorie debbono trovare le condizioni per operare con funzioni diverse ma d’intesa tra loro. Purtroppo una classe politica inadeguata locale e nazionale che ha gestito la questione in questi anni ha generato questa situazione che di fatto ha scatenato una guerra tra poveri. Arrivati a questo punto, cosa dovremo aspettarci dai sostenitori del no a tutti i costi? Grosse nubi si intravvedono ma quando si scatena le tempesta di pioggia poi ci si bagna…
Paolo Uggé ,vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio