“Da qualche anno, per diminuire l’incidenza del costo del trasporto si consente che automezzi che portano 108 tonnellate circolino sulle strade nonostante le norme del Codice della strada dispongano in modo diverso. L’assurdo è che dal 2005 pende un ricorso presso un Tar che fino a oggi non si è pronunciato sulla legittimità di tale interpretazione. Eppure esistono relazioni tecniche attestanti i danni che tali mezzi potrebbero causare. Nessuno però interviene. Che ci sia qualche interesse particolare da difendere? Se un trasporto così realizzato è regolare si contestino i tecnici che sostengono il pericolo per i manufatti; in caso opposto se la sicurezza è un valore da tutelare perché non impedirlo? Si attende che qualche manufatto (per esempio un ponte un po’ malconcio…) non regga il peso? Domande inquietanti, rimaste, per ora, senza risposta. Di certo i cittadini si sentirebbero più sicuri se si privilegiassero questi accertamenti ad altri. Così come si sarebbero felici di veder porre fine a iniziative improvvisate e utili solo a qualcuno, ma le cui conseguenze finiscono per ricadere su tutti. Chi possiede l’autorità e il potere li utilizzi.”. Era il 2011 quando su stradafacendo.tgcomn24.it Paolo Uggé, presidente di Fai Conftrasporto, denunciava il pericolo che i maxi Tir, moltiplicando per tre il loro peso, moltiplicassero in modo esponenziale i possibili danni a ponti e cavalcavia, spessissimo costruiti decenni prima, adeguati a un traffico infinitamente più “leggero”. Un testo che ormai ha tagliato il traguardo dei 7 anni e che denunciava un mancato intervento da parte dei giudici del Tar del Lazio che a oggi ha “compiuto” addirittura 13 anni senza che a quel ricorso nessuno abbia risposto. Tredici anni dopo quell’atto giudiziario, sette anni dopo quella denuncia accorata affidata alla rete di Internet perchè più persone possibile potessero raccoglierla (cosa che se fosse avvenuta, chissà, forse avrebbe evitato stragi come quelle di Genova, di Annone Brianza…..) non è forse scoccata l’ora di presentare il conto a chi quelle parole pesanti come macigni non le ha prese in considerazione? Esiste l’omesso controllo, ha spiegato nei giorni scorsi Antonio Di Pietro, ex pm ed ex ministro. Ai signori ministri, viceministri, sottosegretari, ai burocrati, ai magistrati, non è ora di chiedere perché non sono intervenuti? Anche perché, quegli allarmi sono stati fatti suonare e poi risuonare e risuonare ancora con l’ostinazione di chi non ci sta a veder rischiare la vita per colpa di una macchina burocratica sorda di fronte agli appelli, immobile davanti alle richieste di muoversi. Leggere per credere: a partire proprio dall’articolo ““Quei Tir rischiano di far crollare i ponti”. Sei anni fa la denuncia mai ascoltata…” pubblicato su stradafacendo del 29 ottobre 2016 (cliccate qui per leggerlo), per proseguire con l’articolo “Trasporti eccezionali: c’è chi li ha usati per dividere le spese ma ha moltiplicato i pericoli” di sabato 29 ottobre 2016 (cliccate qui per leggerlo); o, ancora, “Usiamo i finanziamenti destinati a opere inutili per mettere in sicurezza i ponti” di giovedì 9 marzo 2017 (cliccate qui per leggerlo); “Cavalcavia crollato ad Annone Brianza, la colpa è un po’ di tutti. Ma non su tutto si è indagato…”, di mercoledì 12 luglio 2017 (cliccate qui per leggerlo). E molti altri altri articoli, tutti per ribadire quanto affermato nell’articolo del 2011 “Quei Tir rischiano di far crollare i ponti, ma nessuno lo dice” (cliccate qui per leggerlo), e quanto messo nero su bianco su un ricorso che la magistratura tiene a dormire in un cassetto da 13 anni. Tutti Sos inascoltati. Per la precisione colpevolmente inascoltati. Resteranno tali? O qualcuno finalmente si renderà conto che le colpe vanno pagate, e dunque ascolterà e provvederà a sua volta a far ascoltare da chi da dovere (magari un pubblico ministero?) gente che ha sulla coscienza dei morti?