Un ex fedelissimo di Delrio siederà alla guida di Confetra: ma la manovra non è vietata?

Sui passaggi fra impiego pubblico e privato esiste una norma che stabilisce come “il dipendente pubblico che abbia esercitato poteri autoritativi o negoziali verso soggetti privati, non possa con essi intrattenere rapporti professionali nei tre anni successivi alla cessazione dell’incarico pubblico”. A ribadirlo, intervenendo in un caso che sta gonfiandosi sempre più col passare delle ore e che vede protagonista Ivano Russo, quarantenne napoletano di provata fede Pd approdato tre anni fa alla segreteria del ministero per le Inftrastrutture e i trasporti e oggi, con la legislatura agli sgoccioli e il ministro Delrio pronto ad abbandonare la scena ,  immediatamente “risistemato” alla  direzione generale di Confetra,  è il quotidiano Il Fatto Quotidiano (cliccate qui per leggere l’articolo). In un articolo pubblicato on line la testata diretta da Marco Travaglio nel dare notizia dell’incarico assunto dal “fedelissimo” di Delrio, “poco noto al grande pubblico, che  dopo una disciplinata gavetta nel Pd partenopeo è stato premiato nel 2015 quando Graziano Delrio lo inserisce nella Segreteria del ministro”, si domanda infatti come questo sia stato possibile visto che “il testo unico del pubblico impiego glielo vieterebbe”. Una domanda legittima,  rafforzata per di più da un “precedente:  sempre sul Foglio infatti si legge come “nell’entourage di Delrio quello di Russo non è il primo caso. Un anno fa, dopo otto da presidente del porto di Genova e uno da consulente di Delrio (impegnato particolarmente sulla riforma portuale varata ad agosto 2016) Luigi Merlo ha lasciato Porta Pia per rispondere alle sirene di MSC, secondo gruppo armatoriale al mondo”. Un caso finito sotto i riflettori dopo che Anac, l’‘autorità nazionale anticorruzione, “dopo aver tergiversato per 9 mesi, a ottobre non ha potuto esimersi dall’accendere un faro sul caso”. Che fine ha fatto quel caso? E Anac aprirà un fascicolo anche su questo nuovo episodio?