Era l’ottobre 2015 quando Confcommercio decise di organizzare un convegno internazionale a Cernobbio per analizzare le migliori esperienze a livello europeo e mondiale in materia di trasporti e logistica e indicare, proprio sulla base di quelle indicazioni, la strada per riconnettere l’Italia, Paese che, risultava (e risulta ancora oggi) invece gravemente “disconnesso”. Un messaggio forte, decisivo per il futuro dell’economia italiana, raccolto dal ministro per le Infrastrutture e i trasporti Graziano Delrio che, occorre dargliene atto, ha voluto e saputo avviare, chiamando alla guida il professor Ennio Cascetta, ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto all’Università Federico II di Napoli, e docente al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Cambridge, un programma che è divenuto centrale nelle scelte della politica dei trasporti e della logistica del Suo ministero. Un programma che il Governo ha “lanciato” utilizzando uno slogan che ha lo stesso titolo del documento con cui Conftrasporto denunciava le carenze di un’Italia dis…connessa: “Connettere l’Italia”. A distanza di due anni e mezzo gli studi elaborati e le ipotesi di soluzione possono sicuramente subire aggiustamenti in corso d’opera, magari con un ulteriore sforzo di semplificazione per una miglior funzionalità, (14 porti per la logistica portuale a Conftrasporto – Confcommercio sembrano per esempio decisamente eccessivi), ma la strada tracciata non può essere abbandonata. E questo è un punto irrinunciabile che Conftrasporto – Confcommercio sosterrà con determinazione, nei confronti del nuovo Esecutivo, da chiunque esso verrà formato. Se si vuole dare al “Sistema Paese” una risposta a rete che renda la logistica italiana attrattiva per le merci che entrano nel mar Mediterraneo si deve lavorare solo in quella direzione. Non portare avanti la creazione di un Registro internazionale dell’autotrasporto; non individuare i porti di accoglienza sui quali concentrare gli investimenti per potenziare i collegamenti con il trasporto ferroviario; rinunciare al potenziamento delle Autostrade del mare o all’utilizzo di notte delle tracce dell’Alta velocità, per il trasporto merci sarebbe un errore di prospettiva che penalizzerebbe l’intero sistema economico. Occorrerà poi intervenire anche sul sistema delle regole che garantiscano agli operatori dell’autotrasporto la possibilità di essere competitivi con la concorrenza, talvolta sleale, attuata dai Paesi emergenti. Per fare questo si dovrà rimettere mano ad alcune normative troppo velocemente abbandonate per accontentare coloro che intendono realizzare utili sulle spalle altrui , come testimonia il caso dei trasporti eccezionali, infelicissimo esempio di ciò che ha prodotto l’ incremento dei veicoli a 108 tonnellate. La committenza, sovraccaricando i giganti della strada, ha sì risparmiato pagando il corrispettivo di un viaggio anziché tre, ma le conseguenze ora le stanno pagando gli operatori e tutti i cittadini, e non solo in termini di costi ma anche di sicurezza alla luce alla luce dei ripetuti crolli dei cavalcavia forse minati proprio dal peso di quei carichi certo non previsti all’epoca della costruzione. E, ancora, occorrerà rimodulare le norme sui costi della sicurezza, dopo che la Corte costituzionale con ben due sentenze recenti, ha ribadito la legittimità sia dei costi minimi sia dell’azione diretta che attua il principio della responsabilità condivisa introdotta con la legge numero 32. Infine si dovranno cogliere le opportunità per potenziare i trasporti ecologicamente più compatibili, coniugandoli strettamente alle risorse che vengono messe a disposizione degli operatori e che sono da rafforzare proprio al fine di favorire coloro che investiranno in iniziative più rispettose dell’ambiente. Se qualcuno davvero dovesse pensare a effettuare tagli lineari o, peggio ancora, all’eliminazione dei trasferimenti di risorse; oppure se si volessero mutare le scelte infrastrutturali, come il Corridoio 5, opera fondamentale per invertire i flussi che oggi vedono le merci, comprese quelle destinate al nostro Paese, scendere dai porti del Nord Europa, ebbene Conftrasporto – Confcommercio non starà in silenzio. Farà sentire, altissima, la propria protesta. Lo deve al nostro Paese, alle nostre imprese e ai nostri figli.
Paolo Uggé