Salario minimo ai camionisti: senza controlli l’Italia è una facile preda dei “cacciatori” dell’Est

Controlli del salario minimo percepito da un camionista: diversi governi in Europa li hanno previsti con l’obiettivo di  impedire che ci sia una concorrenza sleale, disponendo che un autista straniero che “lavori” in un Paese diverso dal suo venga retribuito come se fosse un lavoratore di quello Stato. In molti Paesi oltre frontiera questi controlli vengono effettuati,  in Italia no, continuando a spalancare autostrade al dumping sociale, continuando a permettere che lavoratori stranieri vengano in Italia a “rubare” il lavoro ai trasportatori italiani sfruttando questa opportunità? Perché l’Italia non fa esattamente  come gli altri Paese e non tutela, attraverso i controlli, i propri lavoratori? È una domanda  che esige una risposta da parte dello Stato quella che Giuseppina Mussetola, segretario provinciale della Fai di Brescia,  ha fatto presentando l’assemblea generale dell’autotrasporto in programma domenica nella sala conferenze UBI Banca “Corrado Faissola” di Brescia, in  piazza monsignor Almici, 1. Una domanda che verrà ribadita a gran voce proprio dal palco dall’assemblea e che, giura Giuseppina Mussetola, continuerà a essere posta finché non avrà avuto la risposta che tutti i lavoratori del settore in Italia si meritano. “Per contrastare l’ondata di concorrenza sleale che ha travolto l’Italia, con migliaia di tir stranieri guidati da conducenti pagati una miseria, basterebbe fare controlli”, ha spiegato la donna  diventata negli anni il punto di riferimento del mondo dell’autotrasporto bresciano, “braccio operativo” di un’associazione che ha riunito 2300 su 2500 lavoratori del settore. “Il ministro dei trasporti Graziano Delrio a Cernobbio, ospite della “due giorni” dedicata ai problemi del nostro settore, ha affermato che gli autotrasportatori italiani hanno gli stessi diritti dei colleghi stranieri.  Per far sì che questo accada davvero occorrono i controlli: è l’ultimo passo che chiediamo di compiere a un ministro che ha già dimostrato di voler e saper fare. Un camionista italiano all’estero non ha certo problemi a dimostrare che prende quanto un lavoratore del posto, visto che siamo in vetta alla classifica europea per livello di retribuzione: gli autisti di diversi Paesi dell’Est vengono invece da noi per guadagnare la metà, un terzo e anche meno di un “collega” italiano. E questo si chiama concorrenza sleale, questo va fermato. E si può fare solo con i controlli, come fa per esempio la Germania, come fa la Francia. La vera soluzione a questa situazione non più sostenibile è una direttiva europea che obblighi i Paesi membri ad applicare regole identiche per tutti. Ma in attesa che questo accada, copiamo almeno quanto fatto da queipaesi che hanno dimostrato con i fatti di voler difendere i propri lavoratori….”.