Tir nuovi? Una difesa contro l’inquinamento, gli incidenti e perfino gli attentati terroristici

Disporre di flotte di tir di ultima generazione non solo può aiutare a mantenere più pulito l’ambiente, non solo può garantire maggior sicurezza sulle strade ma può rappresentare una forma di difesa perfino in caso di attentati terroristici per i quali venga scelta come “arma” di distruzione proprio un mezzo pesante. Come avvenuto a Berlino a Natate 2016 quando un  camion Scania con targa polacca è piombato sulla folla in un mercatino  del viale principale dello shopping , il Kudamm uccidendo 12 persone. Un bilancio che avrebbe potuto essere più pesante se per l’attentato fosse stato utilizzato un camion di vecchia generazione senza la più moderna tecnologia a bordo. Come per esempio il sistema di frenata automatico in dotazione al tir Scania che, entrato in funzione automaticamente dopo il primo impatto, ha bloccato la corsa del gigante della strada dopo una settantina di metri. Un particolare che è stato ricordato durante la conferenza stampa di presentazione dell’assemblea generale dell’autotrasporto in programma domenica nella sala conferenze UBI Banca “Corrado Faissola” di Brescia, in  piazza monsignor Almici, 1, e che ha avuto, fra i temi più “caldi” proprio la “reale” possibilità per le imprese di acquistare mezzi pesanti di ultima generazione. “Perchè le imprese di autotrasporto sono disponibilissime e felicissime di acquistare mezzi di ultima generazione per fornire il proprio contributo alla sicurezza stradale e alla lotta all’inquinamento”, ha sottolineato il presidente di Fai Brescia Sergio Piardi, “ma chiedono di poterlo fare con la certezza che saranno aiutate, in termini di incentivi, durante l’intero percorso che poi dovranno compiere e che non saranno invece abbandonate a metà strada o addirittura all’inizio”. E per far comprendere meglio la situazione, Sergio Piardi ha fatto un esempio: “Un imprenditore sensibile alle tematiche ambientali, come fortunatamente ce ne sono molti, decide di acquistare nuovi  mezzi alimentati a Gnl, che costano più di altri modelli tradizionali. Ma, proprio perché “ambientalista”,  decide di farlo: chi gli garantisce che entro un anno o due il Governo non metterà nuove imposte anche sul Gnl? È questo che chiede il mondo dell’impresa di autotrasporto: certezze, che che i prossimi  anni, almeno quelli necessari per l’ammortamento dell’investimento, nessuno possa cambiare, magari dopo un cambio di Governo, le carte in tavola”. In altre parole: uno Stato serio non può pretendere che una categoria investa, accollandosi spessissimo dei debiti, per ripulire l’ambiente senza prendersi la propria parte di impegni. Altrimenti saremmo alle solite: armiamoci e partite….