I porti sono le valvole cardiache dei trasporti. Se non funzionano, l’economia è a rischio infarto

“Nell’evoluzione dei rapporti tra modalità di trasporto, sarà la relazione fra navi e tir, con “il mare che alimenta la gomma e la gomma che contro-alimenta il mare” a essere decisivo con “un ruolo strategico della portualità nel quadro del rafforzamento del sistema trasportistico nazionale. Perché i porti sono le valvole cardiache che garantiscono l’afflusso di beni nel Paese; se i porti offrono servizi efficaci ed efficienti il sistema funziona e i trasporti diventano il volano degli scambi commerciali; se ciò non avviene essi si trasformano in trombi e il sistema ne soffre”. Ad affermarlo, indicando (a un Paese che dovrebbe in realtà esserne già da sempre consapevole, visto che lo “stivale” è “naturalmente” una piattaforma logistica al centro del Mediterraneo) la rotta da seguire  per far crescere l’industria dei trasporti merci, è un nuovo studio: l“Analisi e previsioni per il trasporto merci in Italia” realizzato da Confcommercio Imprese per l’Italia e presentato a Villa D’Este a Cernobbio, sul lago di Como, in occasione del terzo Forum Internazionale di Conftrasporto. Un vero e proprio check-up dello stato di salute (assai malferma) del settore nel quale i responsabili dell’ufficio studi di Confcommercio proprio utilizzando un paragone “medico”, spiegano in maniera chiara quanto il futuro del Paese dipenda dalle strategie che chi governa saprà mettere in campo e dalle infrastrutture e dai servizi che saprà creare e mettere in rete. In altre parole: la cura per il sistema Paese ha come principali “principi attivi” porti, con spazi e soprattutto servizi logistici in grado in grado di garantire che le merci arrivate via mare possano proseguire la propria corsa verso il mercato, su gomma o su rotaia, nel più breve tempo possibile “con i camion e la ferrovia che si stanno organizzando per assorbire il flusso di merce in entrata e in uscita dagli scali”. Altrimenti il rischio è…. un “infarto economico”.