Vedi Napoli e poi muori? Per vedersi vivissima la città si specchia nel futuro del suo porto…

Vedi Napoli e poi muori, recita un famoso detto. Per vedere invece il futuro di Napoli vivo e sempre più vegeto economicamente occorre guardare il suo porto: o, meglio, i possibili progetti per il suo sviluppo. Già, perché come ha affermato il commissario di Confcommercio Giacomo Errico, intervenendo al convegno “La portualità in Campania tra criticità e aspettative di sviluppo” organizzato dalla confederazione campana nella sala Galatea della Stazione Marittima di Napoli, “Napoli, la Campania e tutto il Mezzogiorno possono diventare centrali nel rilancio del sistema imprenditoriale attraverso la crescita di tutto ciò che ruota attorno alla portualità”. Una convinzione che ha spinto Confcommercio a realizzare uno studio di analisi e proposta presentato proprio nel corso del convegno dallo stesso Giacomo Errico e dal segretario generale Conftrasporto e direttore Confcommercio Imprese per l’Italia della Campania Pasquale Russo a oltre 500 persone presenti in sala, fra cui “addetti ai lavori” come Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centrale, Pasquale Legora De Feo, vicepresidente Assiterminal e amministratore delegato Conateco, Raffaele Aiello, presidente Fedarlinea, Paolo Uggè, presidente nazionale Conftrasporto e vice presidente Confcommercio Imprese per l’Italia, Sergio Iasi, amministratore delegato Cis Interporto, Francesco Pagni direttore Operations presso Interporto Servizi Cargo Spa e il presidente della commissione trasporti della Regione Luca Cascone. “Il sistema dei porti italiani, nodi di interfaccia di un complesso sistema logistico, rappresentano per Confcommercio uno dei più interessanti temi per lo sviluppo dell’economia delle imprese e del terziario avanzato”, ha esordito il commissario di Confcommercio prima di analizzare nel dettaglio il caso Napoli, che presenta due facce della medaglia diversissime tra di loro. Se è vero, infatti, che “le analisi sviluppate sul Porto del capoluogo campano nel periodo 2008-2016, a cavallo della più grave crisi finanziaria dell’ultimo secolo in un periodo connotato dall’assenza di una governance stabile dello scalo partenopeo, hanno evidenziato una sostanziale tenuta dei traffici marittimi, alcuni dei quali caratterizzati anche da una crescita; una stabilizzazione e una parziale crescita del sistema imprenditoriale; volumi di fatturato aggregato che confermano che lo scalo partenopeo risulta ancora il primo datore di lavoro della Campania”, è altrettanto vero infatti che “a fronte di tali dati favorevoli emergono una serie di rilevanti criticità rilevate nello studio illustrato dall’ingegnere Marco Di Stefano in collaborazione con l’Ufficio Studi di Confcommercio-Imprese per l’Italia”. Criticità come i tempi troppo lunghi nella gestione degli appalti, i costi che lievitano, la mancanza di una gestione organica delle concessioni demaniali, nessuna apertura di nuovo cantiere del Grande Progetto dal 2015, contro le quali Confcommercio ha proposto una serie di possibili rimedi per rendere invece operativi e concreti i progetti destinati ad attuare la riforma dei porti per includere l’Italia nelle rotte dei traffici internazionali, superando il divario digitale con i competitor per rendere ‘smart’ gli scali italiani. “I dati della ricerca dicono che la produttività di uno scalo dipende non solo dall’evoluzione economica dei mercati, ma anche dalla reattività e dalla capacità di tenuta del mondo imprenditoriale, mentre emerge come assolutamente marginale l’attività di marketing messa in campo dai presidenti delle Autorità di Sistema”, hanno sottolineato i relatori. “Confcommercio chiede di riverificare le istanze dei singoli operatori di tutti i segmenti produttivi del porto di Napoli per generare una proposta condivisa superando le contrapposizioni e le conflittualità che hanno determinato rallentamenti, perdite di finanziamenti e di chance imprenditoriali”. In altre parole, mettere insieme gli imprenditori del settore, armatori, terminalisti, operatori della cantieristica, operatori della logistica che attendono risposte urgenti, “dando voce a un mondo imprenditoriale troppo spesso arginato dall’attuale impianto normativo sulla gestione dei Porti”.