Il verbo connettere per Conftrasporto/Confcommercio ha un significato, un valore e un’importanza particolari. Presentata come “esigenza improcrastinabile” l’anno scorso al Forum internazionale di Cernobbio, che aveva come tema centrale “L’Italia disconnessa”, la “connessione del Paese” ha avuto il riconoscimento dell’importante condivisione del ministro dei Trasporti Graziano Delrio, ribadita nel convegno ospitato recentemente a Roma all’università la Sapienza organizzato dalla segreteria tecnica di missione del ministero e intitolato “Connettere l’Italia: un modo diverso per riconoscere il medesimo procedimento”. Un’esigenza che vale su asfalto come su rotaia, in cielo come via mare e che proprio dalle splendide acque del Golfo di Napoli vede oggi salpare, con al timone Conftrasporto, un “road show” destinato a coinvolgere altre realtà portuali proprio sul tema delle esigenza di connettere attraverso una retroportualità funzionale i principali porti del Paese. Conftrasporto da tempo invita a non perdere tempo, nella consapevolezza che occorre individuare rapidamente un’area portuale per fare sistema in Adriatico (l’importanza della firma del decreto per il porto franco internazionale di Trieste è del tutto evidente e deve quindi essere rafforzato da scelte politiche adeguate) e una per rilanciare il Tirreno. Interventi che in breve tempo possano consentire alle merci in entrata nel Mediterraneo (la realtà della via della Seta è ormai l’evoluzione prossima) di avere due terminali infrastrutturalmente adeguati ed efficienti sui quali contare. Contrastando così il pericolo più grande all’orizzonte per la nostra economia: ovvero che dal porto del Pireo si sviluppi un corridoio balcanico, stradale e/o ferroviario, potenziando contemporaneamente le rotte verso il porto di Rotterdam, modernamente attrezzato, e scavalcando così l’Italia. Le merci dirette nei mercati dell’Ovest europeo, ivi compreso il Nord del nostro Paese, non produrrebbero così più alcuna ricchezza per l’Italia. Uno scenario da evitare in modo assoluto, ed è per questo che bisognerà agire come un unico sistema, connettendo i porti con il sistema ferroviario e stradale. Per farlo si dovrà rapidamente rafforzare la funzione di regia del coordinamento centrale, anche per evitare iniziative che escludano gli operatori presenti sul territorio che vivono la dimensione portuale, in favore di “clientele” che debbono invece sparire. Dopo un anno non si può ancora attendere: bisogna partire coinvolgendo gli operatori, e questo non certo per sostituirsi all’Autorità costituita, alla quale spetta l’onere della scelta. Si completi il processo di nomina, si dia attuazione alla Conferenza nazionale di coordinamento, anche per evitare che le “clientele” locali generino iniziative in grado di svilire la positiva azione del ministro Delrio. L”ideona” di un’Autorità portuale, che riveste una funzione pubblica, di aderire a un’associazione privata di stampo padronale non è che un ridicolo esempio.