L’Autorità di regolazione batte cassa ma le imprese di autotrasporto non dovranno pagare

Le imprese di autotrasporto merci devono davvero pagare il contributo richiesto dall’Autorità di regolazione dei trasporti chiesta dallo stesso ente per “automantenersi”? Una domanda alla quale la categoria aspettava una risposta da anni e che sembrava destinata a non arrivare mai, nonostante i ripetuti “solleciti”. Come quello lanciato da due anni dal palco del convegno “L’Italia disconnessa” organizzato a Roma da Confcommercio,  dal segretario nazionale di Conftrasporto, Pasquale Russo, che aveva chiesto, a nome di migliaia di associati,  “se la nuova gabella,  imposta alle  imprese che superassero una certa quota di fatturato, non fosse solamente una nuova via per prelevare nuovo denaro, sotto forma di nuove tasse, dalle tasche degli autotrasportatori italiani come se la categoria non avesse già dato abbastanza…”. Ora quella risposta sembra essere finalmente arrivata ed è un no. Gli autotrasportatori non devono pagare.

È quanto si deduce dalla lettura della sentenza n.69/2017, depositata il 7 aprile scorso dai giudici della Corte Costituzionale chiamati a pronunciarsi sulla questione di legittimità costituzionale proprio della norma istitutiva del contributo al funzionamento dell’Autorità di regolazione dei trasporti. Una sentenza nella quale  se da una parte si afferma che l’articolo 37, comma 6, lett.b del d.l 201/2011 è costituzionalmente legittimo, per cui l’Autorità di regolazione dei trasporti “può legittimamente pretendere il pagamento di un contributo, da coloro che svolgono un’attività assoggettata ai suoi potere regolatori”, dall’altra si sottolinea anche come questi ultimi  siano  “i gestori delle infrastrutture e dei servizi regolati”. Dunque non gli autotrasportatori ai quali i rappresentanti dell’Autorità di regolazione dei trasporti erano invece apparsi decisissimi a far mettere mano al portafogli. E questo  nonostante l’attività di trasporto merci su strada fosse stata definita” completamente estranea dall’ambito di intervento di tale organismo” in documenti   indirizzati, già a partire  dal 2014, da importanti esponenti politici dell’epoca, come il ministero dei Trasporti Maurizio  Lupi e il sottosegretario ai Trasporti Umberto Del Basso De Caro, al presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti  Andrea Camanzi.