Taxi e Ncc, otto anni per capire che una norma demenziale va cancellata non sono troppi?

Sono anni, esattamente dal 2009, che Conftrasporto chiede ai vari ministri che si sono succeduti alla guida del dicastero dei Trasporti di affrontare e risolvere una situazione insostenibile che coinvolge migliaia di operatori Ncc e taxi, realizzando finalmente, con i rappresentanti delle categorie, una revisione organica della normativa di settore che affronti le questioni della qualificazione professionale, dell’imposizione fiscale, della tutela della concorrenza e della lotta all’abusivismo sia per il servizio di taxi sia per quello di noleggio di auto con conducente. Purtroppo nessuno ha però voluto andare a fondo del problema, trovando più facile e comodo andare avanti a colpi di rinvii, sospendendo ogni volta l’applicazione di alcune infelicissime disposizioni in materia di trasporto di persone invece di cancellarle definitivamente e sostituirle con indicazioni chiare oltre che intelligenti. 

Come spesso succede, quando i piccoli problemi non si affrontano con il tempo si accorpano fino a divenire di proporzioni importanti e quindi non di facile soluzione. È così per il trasporto merci, che dopo dieci anni si avvia a un nuovo fermo nazionale dei servizi;  è così per le normative che regolamentano il servizio taxi e Ncc, a  partire dal famigerato articolo 29, comma 1 quater. Quella disposizione, tanto per intenderci, che regolamenta l’esercizio dell’attività vincolata al territorio del Comune rilasciante l’autorizzazione Ncc e che , sempre per capirci, impedisce a un autista che abbia appena trasportato un cliente da Milano a Roma di ospitare a bordo un altro cliente nel viaggio di ritorno, obbligandolo prima a tornare nel capoluogo lombardo, rigorosamente solo, per poi tornare nella capitale a riprendere il nuovo passeggero. Un concentrato di demenza allo stato puro. Ma invece di cancellare quella follia, da otto anni si preferisce ogni volta fare un decreto per affermare che quella norma non è in vigore. Una simile situazione poteva non avere come conseguenza una protesta? Ovviamente no. Col risultato che moltissimi cittadini “innocenti” si sono ritrovati a dover pagare il prezzo di scioperi come quelli indetti dai tassisti, magari un po’ “spinti” in questa direzione da qualche azzeccagarbugli.  Scioperi (e conseguenti nuovi disagi) che rischiano ora di essere effettuati anche dai noleggiatori, almeno a giudicare dagli annunci fatti da alcune associazioni di rappresentanza della categoria. In tutto questo ci sono indubbiamente pesantissime responsabilità politiche che hanno portato da una parte alla denuncia delle associazioni dei noleggiatori, che hanno accusato il ministero dei Trasporti di aver presentato un decreto senza aver ascoltato le proposte delle parti coinvolte, e dall’altra a una dura presa di posizione della parte oltranzista dei tassisti che considerano il decreto troppo favorevole ai noleggiatori. Uno scenario nel quale, in assenza di un accordo forte tra entrambe le parti interessate, è fin troppo facile prevedere la vittoria di Uber, colosso intenzionato a conquistare il monopolio del mercato a suon di App. Perché, come insegna un vecchio detto, fra i due litiganti è sempre il terzo a godere… Come impedirlo? Costringendo, con un’azione comune, il Governo a governare i processi con intelligenza, incominciando dall’aprire le trattative con chi ha la rappresentanza di interessi di carattere generale. Si dia un tempo ristretto alle parti per formulare delle proposte e poi si emanino regole fondate sulla trasparenza, sull’utilizzo di nuove tecnologie, garantendo contemporaneamente il rispetto delle regole. È l’unica strada percorribile per uscire da una situazione nella quale chi ha tutto da perdere sono gli operatori che hanno investito e fatto sacrifici, oltre agli stessi cittadini privati dei servizi. E tutto  per colpa di chi ha governato negli ultimi dieci anni il Paese. Ma anche di chi cammina guardando con la testa all’indietro e tra l’altro ha qualche favoritismo che li pone in condizione diversa rispetto ad altri… 

Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio