Trasporto persone, il libero mercato senza regole può solo diventare un pericolo per tutti

Le grandi manovre per liberalizzare il mercato del trasporto persone stanno accelerando? Verrebbe da pensare di sì, almeno  a giudicare dalla recentissima “manovra” compiuta dal presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella che ha proposto di aprire il mercato a 360 gradi, creando nuovi  spazi anche a servizi innovativi. Come quelli ideati da Uber, il colosso partito da San Francisco per conquistare il monopolio del settore grazie al telefonino a colpi di App, ovvero grazie a un’applicazione informatica che consente di prenotare un’autovettura a noleggio in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo usando il proprio smartphone. Un progetto  basato  su un conto economico ben preciso (destinato a far realizzare, a chi dovesse diventare il padrone incontrastato del settore, montagne di denaro) ma che prevedendo l’ impiego di autisti non professionisti (come nel caso di  Uber Pop) dimentica di fare i conti con l’esigenza di tutelare i pur giusti principi del libero mercato con l’altrettanto sacrosanta garanzia di sicurezza sulle strade e di rispetto dei diritti di tanti piccoli operatori. Una proposta dunque da contrastare. In ogni modo e soprattutto tutti insieme. Perché nuova tecnologia non fa automaticamente rima con maggior sicurezza; e perché liberalizzare non è sinonimo di migliorare. Prova ne è il fatto che, grazie a interpretazioni liberiste all’eccesso, ancora una volta da parte del presidente dell’Antitrust, perfino i costi minimi della sicurezza per l’autotrasporto sono stati messi in contestazione. Un altro potenziale gravissimo pericolo per la sicurezza stradale, fortunatamente frenato da una recente ordinanza della Corte di Giustizia europea che ha riconfermato la prevalenza della sicurezza rispetto ai principi di liberalizzazione. Una cosa dovrebbe essere chiarissima a tutti, a partire proprio dal presidente dell’Antitrtust: che libero mercato non vuol dire mercato senza regole, perché in questo caso ad avere la meglio sarebbero i più forti. Come diceva un grande storico e uno dei più grandi  studiosi delle civiltà e dei loro cambiamenti a lungo termine, Fernand Braudel, il mercato perfetto si realizza quando esiste l’equilibrio tra domanda e offerta, quindi di fatto quando esistono delle regole. Il rischio evidente, è che in assenza di regole possano diventare signori del mercato, quindi in grado di dettare in futuro le regole, anche dei puri e semplici  intermediatori informatici (perché questo è in estrema sintesi ciò che fa Uber con la sua applicazione). Persone e società che magari non sono in possesso dei requisiti necessari per esercitare l’attività di trasportatore; che magari non pagano neppure le tasse in Italia; ma che, nonostante questo,  pretendono, come fa Uber, di ricevere il corrispettivo per il trasporto effettuato, impedendo che questo avvenga invece come dovrebbe fra chi offre un servizio e chi lo riceve.  L’ assenza di regole può solo peggiorare le cose. Per questo i rappresentanti di Fai Conftrasporto invitano tutti, a cominciare dai responsabili  dell’Unione radio taxi italiani, che per voce del presidente Lorenzo Bittarelli ha criticato l’idea del presidente dell’Antitrust, a unire le forze in un’unica grande iniziativa comune, dei tassisti e dei noleggiatori d’auto con conducente.  Per non restare esclusi da un mercato  nel quale migliaia e migliaia di lavoratori sono entrati  a suon di professionalità e serietà, a suon di licenze pagate a carissimo prezzo. E non tramite una semplice App….

Paolo Uggé, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio.