Moltissimi giovani in Italia sono senza un lavoro. L’Albo dell’autotrasporto può aiutarli concretamente aiutandoli, anche economicamente, a diventare dei professionisti nel mondo del trasporto merci e della logistica. Lo può fare, per esempio, chiedendo al Governo che i contributi chiesti dall’Authority del trasporto alle imprese del settore per finanziare la stessa autorità vengano invece destinati alla formazione di nuovi conducenti di Tir”. A rilanciare con forza la propria proposta di utilizzare il denaro delle imprese dell’autotrasporto per lo stesso settore, sostenendo la formazione di nuovi operatori, invece che per stipendiare nuovi inutili burocrati, è stato il presidente di Fai Conftrasporto Paolo Uggè che ha scelto la vastissima platea del Transpotec, la fiera del trasporto, per sferrare il suo durissimo, quanto condivisibile, attacco all’Authority dei trasporti. L’ennesimo carrozzone statale che, “senza averne titolo”, ha affondato il colpo il numero uno di Conftrasporto, “chiede alle imprese del settore nuovi aiuti, alzando l’aliquota del contributo delle imprese di trasporto dal 4 al 6 per mille, ampliando il perimetro delle aziende coinvolte a quelle con un fatturato minimo di 5 milioni di euro, contro i 30 di un anno fa. Fra un po’, pur di trovare denaro, lo chiederanno alle imprese che fatturano 3 milioni di euro, poi due, poi uno….”. Denaro che Paolo Uggè è fermamente deciso a non far versare dalle imprese per “contribuire solo a sostenere la macchina della burocrazia, ovvero i costi di gestione del garante”, ma “per creare un fondo per aiutare i giovani a darsi un futuro, potenziare la formazione e far crescere la cultura del rispetto dell’altro oltre che del Codice della strada. Perchè bisogna creare nuove generazioni di lavoratori anche nel settore dei trasporti, che ne ha un gran bisogno”, ha proseguito Paolo Uggè ricordando un dato su tutti: “dal 2009 a oggi l’Italia ha perso 182mila conducenti professionali”. Un risultato disastroso che è da imputarsi anche “a un regime di concorrenza sleale che vede l’Italia fortemente svantaggiata in Europa. Mentre Francia, Germania e Austria si sono dotate di leggi che impongono alle imprese straniere in transito sulle loro strade regole ferree (tra le quali il rispetto del salario minimo in vigore nel loro territorio), l’Italia non ha invece adottato analoghi provvedimenti legislativi. Il risultato è che negli ultimi 12 anni le imprese di trasporto dell’Europa dell’Est hanno incrementato i loro transiti in Italia del 700 per cento, contro un crollo del 60 per cento del traffico delle imprese italiane nel loro stesso Paese. Anche per questo motivo Conftrasporto ha pensato di scommettere sui giovani. Mettiamoci insieme: case costruttrici e imprese di trasporto e facciamo sì che quel contributo che l’Authoriry ci chiede venga dato all’Albo: servirà a creare occupazione, ad avvicinare le nuove generazioni al nostro settore. Sarà un investimento sul futuro del Paese”.