Il denaro chiesto all’autotrasporto? Usiamolo per avere bravi camionisti, non inutili burocrati

I soldi versati allo Stato dalle imprese di autotrasporto potranno essere utilizzati molto male, per esempio per pagare gli stipendi di nuovi burocrati di cui il Paese reale, quello che lavora, non sentiva certo l’esigenza, oppure molto bene, per aiutare i lavoratori di domani a crescere professionalmente, a diventare ottimi conducenti di Tir o esperti nella logistica e nel trasporto merci. È probabilmente una proposta “provocatoria”, come del resto l’ha definita lo stesso presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio Paolo Uggè lanciandola dal palco del Palaexpo della Fiera di Verona che fino al 25 febbraio ospiterà il Transpotec, vetrina internazionale del trasporto, ma di certo è anche una proposta realizzabile e, soprattutto una proposta che ha colpito nel segno. 

Parola delle centinaia di persone, soprattutto giovanissimi, giunte al Transpotec alla ricerca di una possibile strada da seguire per costruirsi un futuro professionale nel mondo dell’autotrasporto, pronti ad applaudire una scelta che non bruci per l’ennesima volta denaro dei contribuenti per favorire una macchina burocratica già odiosa ma per aiutare giovani a trovare lavoro. Una proposta che Paolo Uggè ha lanciato ribadendo il suo no alla decisione dell’Autorità di regolazione dei Trasporti di abbassare la soglia del fatturato oltre la quale le imprese del settore dovranno versare un contributo annuale del 6 per mille per il funzionamento del garante della stessa Autorità. Soldi chiesti alle piccole imprese già in difficoltà e destinati a mantenere una macchina burocratica, mentre potrebbero essere utilizzati per la formazione di nuovi professionisti della guida, finanziando per esempio il progetto Professione conducente presentato proprio al Transpotec e che ha già visto stanziare, dall’Albo degli autotrasportatori e da alcune case costruttrici di camion, un milione di euro che consentirà a moltissimi giovani di poter accedere alla professione senza dover sostenere costi spesso insostenibili oggi per un neodiplomato, come quelli per il conseguimento della patente C e soprattutto della Cqc, la carta di qualificazione del conducente. Costi che possono ammontare anche a oltre 6.000 euro e che per molti futuri conducenti o operatori del mondo dei trasporti e della logistica potranno essere sostenuti addirittura fino all’80 per cento proprio grazie al nuovo progetto Professione conducente presentato al Transpotec.