C’è un abisso tra i test delle emissioni e dei consumi di carburante su strada e le misurazioni effettuate con i test in laboratorio. Secondo il rapporto “Mind the Gap 2016”, curato dal 2013 dall’Ong Transport & Environment (T&E), il divario medio relativo alle automobili vendute in Europa nel 2015 è del 42 per cento. Un dato in crescita costante dal 2001, quando era al 9 per cento e che ha subito una vera e propria accelerazione a partire dal 2012, quando era al 28 per cento. Nel rapporto, l’organizzazione no profit spiega quali sono le case costruttrici con le differenze più ampie e quelle con i divari minori.
La “maglia nera” va alla Mercedes, per cui il differenziale è in media del 54 per cento e raggiunge il 56 per cento per alcuni modelli, seguita da Audi e Smart (49 per cento), Peugeot (45 per cento), Toyota (43 per cento) e Volkswagen (40 per cento). La “migliore” è Fiat con un divario del 35 per cento. Secondo le stime di T&E, il gap tra i test e i consumi su strada costa agli automobilisti europei in media 549 euro l’anno in costi di carburante aggiuntivi rispetto a quello che ci si aspetterebbe dai risultati dei test ufficiali. L’organizzazione no profit accusa le “lacune” e la flessibilità introdotta nei test di laboratorio a partire dal 2008, e sostiene che “quasi due terzi” dei guadagni in termini di efficienza dei consumi di carburante ed emissioni fatti a partire da quell’anno sono “puramente teorici”.