Autotrasporto, qualcosa si muove ma il problema è che lo fa troppo lentamente

I problemi dell’autotrasporto non trovano soluzione? Affermarlo non sarebbe corretto: qualcosa si muove, anche se il problema è che lo fa troppo lentamente.  I “movimenti” registrati nelle ultime settimane riguardano diversi temi: dal via libera dato dalle competenti autorità comunitarie agli interventi per favorire l’intermodalità al recente accordo interconfederale sottoscritto dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli con i tre rappresentanti confederali Cgil, Cisl e Uil, nel quale sono definite in modo chiaro le linee alle quali i settori che sono parte del sistema confederale fanno riferimento. Un passo in avanti che potrebbe spianare la strada al rinnovo del contratto collettivo di lavoro per il trasporto e la logistica, fermo da più di un anno. 

Ma qualcosa si è mosso anche  in tema di costi minimi della sicurezza: il recente pronunciamento della Corte di giustizia europea ha infatti riacceso riflettori e nessuno ora, a cominciare dai responsabili del ministero dei Trasporti, potrà  “non vedere”, continuando a far finta di nulla. Il principio ribadito nelle aule di Giustizia di Lussemburgo è quello che i rappresentanti di Conftrasporto sostengono da sempre: e cioè che il valore della sicurezza prevale sui desiderata economici. La Corte, pur riconoscendo tale principio, ha tuttavia assegnato alle autorità nazionali il compito di definire anche i prezzi, purché non si configuri la fattispecie riconducibile al patto di cartello. Qualcosa dunque si muove, ma non basta. E la colpa è dei tempi: sugli interventi per l’intermodalità, per esempio, si deve evidenziare come le lungaggini della burocrazia europea abbiano, e non di poco, ritardato l’entrata in vigore dei provvedimenti (il 2017 sarà l’anno  di applicazione). Per quanto riguarda il contratto di lavoro quanto occorrerà attendere? Impossibile dirlo: la speranza è che le parti sociali si rendano conto che il contratto riveste una valenza di grande spessore, sia per le imprese sia per l’occupazione. Non vi è dubbio che il costo del lavoro abbia un impatto significativo sulla competitività. Se il rinnovo del contratto non  sarà gestito partendo da questo  riferimento, il fenomeno della delocalizzazione e del ricorso alla somministrazione di personale proveniente da Paesi esteri si rafforzerà ancor di più. Tre temi sui quali il Governo non può traccheggiare, come invece purtroppo sta facendo su leggi che altri Paesi hanno invece da tempo introdotto nella propria legislazione per combattere fenomeni di abusivismo e concorrenza sleale, oppure perdendo altro tempo per quanto riguarda gli incentivi all’intermodalità e la reintroduzione dei costi della sicurezza. E nessuno, questa volta, osi chiamare in causa l’Autorità della concorrenza: è fuori gioco, il dispositivo della Corte europea è assolutamente chiaro.

Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio