L’investimento che rende di più? Con l’auto d’epoca crescita del 469 per cento in dieci anni

Le percentuali sono da urlo. Niente a che vedere con l’andamento della borsa o con quello del mercato immobiliare. La nuova frontiera dell’investimento è l’auto d’epoca. Un investimento per pochi, questo è chiaro, ma che rende moltissimo. Secondo la Knight Frank, società statunitense che si occupa di investimenti, il loro rendimento sui 5 anni è del 111 per cento, quello sui 10 anni del 469 per cento, a fronte del 17 e 226 per cento per le opere d’arte e del 36 e 254 per cento per l’oro.


Uno studio di Axa Art presentato ad AutoClassica, la manifestazione milanese che ha ospitato tra l’altro una seguitissima asta di vetture d’epoca (clicca qui), ha analizzato dieci anni di transazioni di auto da collezione nelle case d’asta (59mila compravendite dal 2006 al 2015). Le vendite sono in costante aumento – dalle 2.972 del 2006 alle 10.148 del 2015 – e il fatturato è cresciuto da 315 milioni a 1.370. Ma in realtà il fenomeno è molto più ampio. Secondo Axa Art, considerando le transazioni tra i privati e le vendite dei commercianti e dei restauratori la dimensione complessiva potrebbe essere dieci volte superiore. Le vendite maggiori riguardano le vetture fino a 100mila dollari, ma in termini di fatturato sono le top car a fare la parte del leone grazie agli altissimi prezzi di aggiudicazione. Il più alto è per ora quello della Ferrari 250 GTO Berlinetta del 1962 battuta a New York per oltre 38 milioni di dollari. Il fenomeno ha già catturato l’interesse del mondo della finanza, con la nascita di fondi di investimento specializzato, ma c’è chi, come Bloomberg, mette in guardia da eccessivi entusiasmi rilevando che le vetture contese a colpi di milioni sono una ristretta selezione. “Se proprio dovete investire nelle classiche”, sostiene, “andate sul sicuro: marchi italiani e tedeschi e dove i numeri sulla produzione sono più bassi. Meglio focalizzarsi sulle icone degli Anni 80 e 90, quelle sui poster della generazione X oggi adulta”.