“Il dibattito sul ponte sullo Stretto mi lascia perplesso. È come se qualcuno si fosse interrogato sull’opportunità di attraversare il Po con la ferrovia in costruzione. Il ponte venne fatto”. Lo ha dichiarato al Corriere della Sera l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini. Nell’intervista ha spiegato che il ponte è funzionale al completamento dei quattro Corridoi europei che interessano l’Italia, “perché le montagne si superano con le gallerie e i mari con i ponti”.
Secondo l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, i costi, per molti considerati troppo alti, non sono un problema. “Per il Corridoio che va dal Brennero a Palermo sono previsti investimenti, finanziati anche dalla Comunità europea, per 30 miliardi. Il ponte sullo Stretto è solo una delle infrastrutture da fare”, ha spiegato Mazzoncini al Corriere. “I 60 chilometri sotto le Alpi, al Brennero, rappresentano un’opera incomparabile al confronto: il traforo costa 9 miliardi, di cui metà li paga l’Italia, mentre il ponte costa meno della metà, 4 miliardi. Per rendere ancora meglio l’idea, l’Alta capacità tra Bari e Napoli costa 6 miliardi e il sottopasso di Firenze 1,6”. Per Mazzoncini era l’idea del project financing ad essere “doppiamente sbagliata. In primo luogo, non è prevedibile un traffico stradale in grado di ripagare con i soli pedaggi quell’opera. Poi, ricorrendo ai finanziamenti privati era inevitabile che i tassi alti del mercato facessero lievitare i costi”.