La tragedia che pochi giorni fa è costata la vita a un padre di famiglia, travolto e ucciso da un camion davanti a un’azienda di Piacenza, obbliga tutti a compiere delle riflessioni su come sia sempre più indispensabile coniugare competizione e sicurezza, guadagno economico e risparmio di vite umane. Per Conftrasporto non è un tema nuovo: molte delle normative esistenti che riguardano il mondo dei trasporti, siano essi di merci o di persone, calcolano il valore di un’attività e quella di una vita umana, e questo proprio grazie anche alle battaglie combattute dalla federazione. Un fatto balza tuttavia agli occhi: le normative in vigore sono di fatto inefficaci per un semplice e solo motivo. Perché manca la presenza dello Stato che con controlli mirati garantisca il rispetto delle leggi. Recentemente Sergio Marchionne ha riconosciuto come “non si possa demandare solo al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa. I mercati non hanno coscienza, moralità”, ha sottolineato l’amministratore delegato di Fca, Fiat Chrysler Automobiles, “e non sanno distinguere il giusto da ciò che non lo è. C’è infatti un limite oltre il quale il profitto diviene avidità”. Sottoscriviamo, invitando tutti, Governo in primis, ad attuare questi principi sani e incontestabili. Tornando alla tragedia di Piacenza, che qualche arruffapopoli ha immediatamente pensato di strumentalizzare, prima che vengano accertati i fatti (il Procuratore capo della Repubblica ha parlato di incidente sul lavoro), pare decisamente azzardata l’ipotesi di reato di omicidio e di attacco alle libertà sindacali, un diritto sacrosanto, quest’ultimo, che si deve esercitare nel rispetto di regole precise. Se è vero che i lavoratori debbono ricevere il giusto compenso, è altrettanto incontestabile il diritto di chi fa lavora come loro di poter esercitare liberamente la propria attività. Quanto dichiarato da Sergio Marchionne e, soprattutto, la necessità di una garanzia di sicurezza, costringono però a compiere anche un altro percorso, per risalire alle vere cause che innescano talvolta comportamenti al limite delle regole: se si consente che all’interno dell’Unione europea possano esistere episodi di concorrenza sleale e dumping sociale non ci si può meravigliare che tragici eventi si verifichino. L’Europa deve smetterla con le chiacchiere e i rinvii: si impegni nel riportare al centro delle scelte l’uomo, i suoi valori e a evitare che la competizione diventi uno strumento che ricordi il far-west.
Paolo Uggé, presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio.