Fino a che punto può arrivare la concorrenza sleale nel mondo dell’autotrasporto? Oltre qualsiasi immaginazione. Al punto da far sembrare poca cosa le storie di caporalato che ogni anno vengono segnalate fra i braccianti assoldati al sud per raccogliere verdura e frutta nei campi. Al punto da far riaffiorare alla mente la schiavitù… Leggere per credere quanto scritto da Paolo Uggè, presidente nazionale di Conftrasporto, nella consueta rubrica Settimana confederale on line sul sito www.conftrasporto.it. Puntando l’attenzione sul tema del distacco dei lavoratori e della battaglia che Conftrasporto combatte a difesa delle imprese nazionali contro ogni forma di abusivismo e di concorrenza sleale, Paolo Uggè denuncia come “a proposito dell’utilità dei controlli, l’ultima conferma, in ordine di tempo, arrivi dalla scoperta di episodi di schiavitù lavorativa in Valle D’Aosta dove è stato scoperto un caso abietto di sfruttamento, attuato da parte di una cooperativa che utilizzava autisti disoccupati”. Una cooperativa che “corrispondendo loro un compenso di un euro l’ora trasportava merce per grandi magazzini e ristoranti con automezzi inidonei (celle frigorifere non funzionanti etc). La domanda che ci poniamo e che giriamo alle autorità competenti non si limita ai controlli ma soprattutto ora che è stato appurato come operava quella cooperativa come verrà applicato il principio della responsabilità condivisa”, è la riflessione finale del presidente di Fai Conftrasporto. “Possibile non si voglia comprendere quanto il tema della regolarità e dei controlli, se veramente realizzati, potrebbero essere la chiave vera di svolta positiva per il settore?”.