Ore di guida e riposo degli autisti, ecco cosa prevede il regolamento europeo

Quanto possono guidare gli autisti dei bus? E quante ore devono riposare? Domande che, alla luce del terribile incidente che ha provocato la morte in Spagna di 13 studentesse Erasmus, molti si stanno facendo. Le norme relative al trasporto su strada sono stabilite dal regolamento europeo 561/2006, entrato in vigore in Italia ad aprile del 2007, ideato per armonizzare le condizioni di concorrenza, migliorare la sicurezza stradale e le condizioni di lavoro degli operatori del settore. Il punto più importante del regolamento, valido sulle strade dell’Unione europea, riguarda le ore di guida e di riposo.
Il periodo di guida effettiva non può superare le 9 ore giornaliere, estese fino a 10 ore non più di due volte la settimana. Quello settimanale, invece, non deve superare le 56 ore e, complessivamente, in due settimane consecutive, le 90 ore. Nell’arco delle 24 ore il conducente deve effettuare un periodo di riposo giornaliero di almeno 11 ore consecutive o di 12 ore frazionabile in due periodi (3 + 9). Dopo un periodo di guida di 4,5 ore, inoltre, l’autista deve osservare una pausa di almeno 45 minuti consecutivi o due interruzioni, di almeno 15 e 30 minuti. Il periodo di riposo dopo 6 giorni di lavoro deve essere di quasi 2 giorni (45 ore). Queste sono le regole, ma i fatti a volte raccontano un’altra storia. “Il mancato rispetto dei tempi di guida e di riposo”, spiega la Polizia Stradale all’Ansa, “è una delle maggiori violazioni che riscontriamo in Italia, assieme al superamento dei limiti di velocità e alle inefficienze su dispositivi, come pneumatici e sistemi di illuminazione”. Quanto al secondo autista a bordo, dice la Polstrada, “l’obbligo riguarda il tempo di guida e riposo: se si vuole andare oltre le 9 ore di guida, deve esserci a bordo un altro conducente, ma non c’è obbligatorietà. Sono le aziende a decidere se preferiscono far fermare l’autista o se prevederne un secondo”.
Il regolamento europeo prevede anche che la responsabilità del trasportatore deve essere estesa alle imprese di trasporto “senza peraltro escludere la possibilità di agire contro le persone fisiche che hanno commesso l’infrazione”. Alle aziende, spiega l’Ansa, viene esplicitamente vietato di aumentare lo stipendio degli autisti in base ai chilometri percorsi poiché tale pratica “incoraggia a violare il regolamento a mettere a repentaglio la sicurezza stradale.
Per i mezzi c’è l’obbligo di avere un cronotachigrafo o un tachigrafo digitale. “Sia sulle vecchie dotazioni analogiche sia su quelle digitali”, spiegano i poliziotti, “assistiamo a tentativi di alterazione. Ma abbiamo dei software che ci consento di individuare le anomalie dietro le quali si celano le manomissioni”. L’azienda proprietaria del mezzo deve inoltre tenere un registro – che va conservato per un anno – sul quale vengono annotati tutti i dati del conducente relativi agli ultimi 28 giorni. Tutti i mezzi immatricolati dopo il 2006, infine, devono avere le cinture di sicurezza anche per i passeggeri. E l’azienda proprietaria deve segnalare a bordo l’obbligo di utilizzo.
Il regolamento lascia ai singoli paesi la scelta delle sanzioni, raccomandando che siano “effettive, dissuasive, proporzionate e non discriminatorie”. “Tanti aspetti”, spiegano ancora dalla Polstrada, “sono stati normati e c’è ormai una certa omogeneità a livello europeo, ma per quanto riguarda le sanzioni non c’è ancora armonizzazione”.