Riforma dell’autotrasporto, a 10 anni dall’entrata in vigore il bilancio è in rosso

SIRTORI_ANGELOIl decimo compleanno dell’entrata in vigore di un’attività è un’ottima occasione per fare un bilancio. Lo stesso vale per una riforma. Il bilancio “redatto” dagli organizzatori del convegno organizzato dalla Fai Conftrasporto di Milano per tirare le somme sui primi 10 anni ” di strada” percorsi dalla riforma sulla liberalizzazione regolata nel mercato del trasporto su strada è in profondo rosso. A confermarlo, dal palco della sede di Unione Confcommercio Milano, in Corso Venezia 47/49, che ha ospitato il convegno intitolato “La regolamentazione del mercato del trasporto su strada a 10 anni dalla riforma: leggi, sentenze, regole pratiche, sviluppi e problemi attuali”, e organizzato per fare il punto sulla normativa sui trasporti su strada in Italia, nazionali e internazionali, oltre che per fornire una guida alle migliori pratiche che gli operatori della catena logistica, committenti, caricatori, vettori e proprietari della merce trasportata, dovrebbero adottare,  è stato Angelo Sirtori, presidente della Fai lombarda, che  non ha usato mezzi termini. “Il punto d’arrivo della riforma sulla liberalizzazione regolata nel mercato del trasporto su strada entrata in vigore 10 anni fa era chiaro: si voleva creare una situazione in cui lo Stato, con norme di legge chiare e soprattutto da far rispettare, garantisse più sicurezza  ai cittadini e a tutti coloro che avessero voluto intraprendere l’attività di autotrasportatore merci, con  la certezza di poter percepire quello che spettava loro. Sicurezza e qualità erano i pilastri della riforma, ma sono  miseramente crollati. Col risultato che, con le tariffe obbligatorie cancellate in cambio di regole chiare e controlli puntuali che non ci sono invece quasi mai stati, e con i costi minimi per la sicurezza del trasporto che nessuno ha praticamente quasi mai fatto rispettare, il mercato ha continuato a essere “inquinato” da moltissimi concorrenti sleali, da moltissimi “parassiti” dell’intermediazione che non possiedono neppure un mezzo, mentre gli imprenditori seri, quelli che hanno camion e dipendenti in regola e che fanno i salti mortali per restare a galla, sono diventati il bersaglio principale  in un mercato diventato un autentico far west. Autotrasportatori vittime di un vero e proprio “tiro al bersaglio” in una situazione completamente diversa da quella tratteggiata, 10 anni fa, dalla riforma, e nella quale, come non bastasse, non c’è più alcuna garanzia  neppure sotto il profilo dei pagamenti. Al termine dell’accurata esposizione dei legali possiamo concludere con una battuta: la garanzia di essere pagati il giusto non esiste perché il mercato sceglie il prezzo più basso senza curarsi d’altro, addirittura non esiste nemmeno la garanzia di incassare quanto fatturato. Prima si stava peggio?…Oggi di certo non si sta granché meglio. E questo accade perché  quello per cui in molti, anche rappresentati dell’autotrasporto merci, hanno lavorato 10 anni fa, con l’obiettivo di garantire il rispetto delle regole e quindi più  qualità e maggior sicurezza nel settore, è stato perso per strada. Stravolto da “correzioni” apportate strafacendo al testo originario, da interpretazioni diverse  della norma “facilitate” anche dalle lacune nella sua stesura. È come se fossimo partiti per arrivare a Roma e ci fossimo ritrovati a Trento”.