Qualunque associazione, ma anche qualsiasi azienda di qualsiasi settore, probabilmente farebbe carte false per poterla avere alle proprie dipendenze. O, almeno, qualsiasi associazione che abbia come obiettivo la moltiplicazione dei propri iscritti; qualsiasi azienda che voglia moltiplicare i propri clienti e fatturati… Già, perché Giuseppina Mussetola, da 30 anni segretaria della Fai Conftrasporto di Brescia, “la signora dei trasporti” come è stata ribattezzata, appartiene a quella categoria di persone capaci di fare, nella gestione di un’attività, qualcosa di molto simile a quello che per secoli gli alchimisti dell’antichità hanno tentato invano: trasformare altri metalli in oro. Un paragone esagerato? Nemmeno per idea se si pensa che quando, nel 1984, senza saper praticamente quasi nulla di autotrasporto, ha messo piede per la prima volta negli uffici della Fai di Brescia, donna in un mondo “targato” solo al maschile, la federazione autotrasportatori italiani della Leonessa aveva appena 38 iscritti. Nel 2015, dopo 30 anni abbondanti vissuti con Giuseppina Mussetola alla guida dell’associazione (al fianco, a onor del vero, di un altro gigante dell’associativismo del mondo dell’autotrasporto italiano come Antonio Petrogalli, vero e proprio padre della Fai di Brescia) le imprese associate sono diventate 2300… Senza dimenticare che l’ufficetto di pochi metri quadrati di metà anni 80 ha subito una trasformazione degna della zucca di cenerentola, trasformandosi in una modernissima sede di 800 metri quadrati; che da una dipendente part time si è passati a 30 dipendenti; o che, fra un servizio e l’altro offerti agli associati, è stato trovato il tempo di progettare e costruire un’area di servizio riservata agli autotrasportatori talmente bella, moderna, efficiente da essere votata come la migliore area di sosta d’Europa. Traguardi raccontati in un “viaggio” attraverso i suoi primi 30 anni trascorsi in Fai che la “signora dei trasporti” ha compiuto in un’intervista rilasciata al mensile Trasporto Commerciale in edicola dai primi di agosto… Eccone alcune anticipazioni. Brescia è la “capitale italiana” dell’autotrasporto, o almeno lo è se guardata attraverso la lente associativa: la Fai di Brescia ha infatti il più alto numero di iscritti di tutto il Paese. Come si arriva a realizzare una simile impresa, superando città che hanno cinque, dieci volte il numero di imprese di autotrasporto sul territorio? “Premetto che la Fai di Brescia è stata costituita nel 1976 e nel 1984 aveva 38 associati e mi ricordo di quella data perché per la prima volta sono stata eletta quale membro del Consiglio direttivo e il signor Antonio Petrogalli è stato nominato presidente. Questa premessa è indispensabile per capire che la volontà delle persone è il punto di forza di un’associazione di categoria: il presidente con il suo carisma e la sua passione per l’autotrasporto ha coinvolto il Consiglio direttivo e nelle assemblee i trasportatori di Brescia; io invece mi sono dedicata ad attivare tutti quei servizi necessari alla categoria e uno dei segreti, se così vogliamo definirlo, è stato di non dire mai di no a nessuna richiesta che viene posta al nostro personale. Da un’apprendista impiegata che mi ha affiancata all’inizio siamo giunti ora ad avere più di 30 persone nel nostro staff che si occupano sia dell’associazione, sia dei servizi inerenti. Devo dire che tutto il personale della Fai di Brescia quando viene assunto accetta la mission ben precisa e cioè quella di accogliere i trasportatori in qualità di soci e non di semplici utenti e quindi con tutti i diritti che ne conseguono. Ed eccoci così giunti ad oltre 2.300 imprese associate nel 2015! Da non dimenticare il rapporto con il nazionale e le cariche che sia Antonio Petrogalli, oggi past president di Fai Brescia, sia i nostri consiglieri hanno sempre ricoperto: è fondamentale essere presenti e capire perché si ottengono o meno certi risultati o traguardi. Sono stata membro di numerose commissioni e del Comitato centrale per 15 anni, nonché presidente dell’Istituto Mario Remondini, che è la “scuola del trasporto” della Fai. Lei è entrata in Fai da ormai molti anni: ci riassume, attraverso le tappe più importanti, il “percorso” compiuto dalla Federazione in questo arco di tempo? “Come dicevo è dal 1984, quindi più di 30 anni che sono membro del Consiglio direttivo e segretario della Fai di Brescia. All’inizio eravamo domiciliati presso l’associazione artigiani di Brescia, poi abbiamo capito che le necessità della nostra categoria erano diverse da quelle delle altre aziende artigiane tant’è che alla Fai di Brescia sono associate sia imprese mono veicolari, che imprese che hanno centinaia di camion: a ognuna abbiamo saputo dare le risposte necessarie e quindi abbiamo iniziato ad avere la nostra sede aperta sette giorni su sette. Questo è un altro dei nostri segreti! Una tappa importante è stata l’apertura della “Scuola del trasporto” negli anni 90, frequentata annualmente da più di 2.000 corsisti. Abbiamo sempre ritenuto che la formazione sia la base inderogabile per il salto di qualità per le imprese di trasporto e all’inizio abbiamo utilizzato alcune aule prese in affitto, ora abbiamo attrezzato una struttura di 600 metri quadrati dove si svolgono i corsi specifici per le imprese e per i loro dipendenti. Sempre negli anni 90 abbiamo chiesto l’autorizzazione per effettuare le pratiche automobilistiche e siamo diventati “studio di consulenza”: questo ci ha permesso di offrire una consulenza a 360 gradi dal momento dell’iscrizione all’Albo fino alla piena operatività aziendale e calmierare i costi in una giungla dove le agenzie la facevano da padrone. A questi si sono aggiunti l’elaborazione dei cedolini paga, della contabilità e delle pratiche per il trasporto dei rifiuti ecc. Nel 1995 è stata acquistata la nuova sede di via Della Volta che nei mesi scorsi è stata raddoppiata raggiungendo gli 800 metri quadrati” Lei una donna, in un mondo quasi tutto al maschile, soprattutto se torniamo indietro nel tempo: come è stata accolta, come si conquista la stima e il rispetto di un mondo di lavoratori uomini? “Quando ho accettato l’incarico di segretario della Fai forse c’erano solo un paio di colleghe segretarie provinciali. Ora invece sono più numerose. La stima e il rispetto dei trasportatori, per la maggior parte uomini, l’ho conquistata parlando con loro, ascoltando le loro problematiche, trovando loro le soluzioni e non abbandonando mai nessuno al proprio destino. Ancora oggi sono orgogliosi di essere da me riconosciuti anche a distanza di anni e magari nel frattempo sono stata la docente di tanti dei loro figli per i corsi di accesso alla professione. Molti, specialmente nei primi anni, mi esprimevano le loro casistiche e al termine del colloquio esclamavano soddisfatti: “Finalmente abbiamo incontrato una persona che conosce i nostri problemi!!”. Brescia capitale dell’autotrasporto. Ma Brescia, grazie a una grande iniziativa “targata” proprio Fai ha mostrato anche all’Italia intera come deve essere fatta, quali servizi deve saper offrire ai camionisti un’area di sosta moderna. L’Autoparco Brescia est è una vostra creatura: ce la racconta? “Può dirlo ad alta voce, perché dal 2000 abbiamo cominciato a lavorare a un idea sottopostaci dai responsabili dall’Autostrada Brescia-Padova, che a latere dei “divieti di sorpasso”, che noi non volevamo, ipotizzava investimenti per la sicurezza del traffico pesante. Il sogno del nostro presidente, che ha viaggiato tanti anni, era quello di essere accolto in un’area di sosta attrezzata con tutti i servizi necessari a coloro che non possono rientrare nella loro sede. Nel 2006 è iniziata la costruzione del primo Autoparco d’Italia e a luglio del 2009 si sono alzate le sbarre per la prima volta. All’inaugurazione di ottobre erano presenti più di 1000 persone, tra le quali l’allora ministro ai Trasporti Altero Matteoli e il sottosegretario Bartolomeo Giachino, oltre a numerosissime personalità. Non abbiamo avuto esempi da copiare e quindi il lavoro per far decollare l’area è stato ancora più indefesso: abbiamo accolto gli stranieri con personale multilingue, con tutti i servizi aperti 24 ore su 24, con un parcheggio video sorvegliato e in breve sia il parcheggio (400 posti), sia il distributore di carburante hanno raggiunto traguardi invidiabili. Il servizio docce, la palestra, le aree relax a uso gratuito sono state graditissime. Anche i servizi ai veicoli sono stati molto apprezzati, perché abbiamo scelto officine all’avanguardia, gommisti, lavagisti, noleggiatori per tutte le esigenze. Già dopo un anno ci è stata consegnata la Certificazione europea quale miglior autoparco d’Europa con l’attribuzione di cinque stellette per la qualità dei servizi e di cinque lucchetti per la sicurezza. La classifica è stata stilata dall’Adac, che è l’Aci tedesca, su 50 aree di sosta in 11 Paesi europei! Ma il riconoscimento più bello è stato il sorriso degli autisti che in ogni lingua ci ringraziavano e per ogni loro problema abbiamo sempre cercato di trovare la soluzione”.