Chiunque potrà trasportare merci? Così il Governo rischia di provocare il caos

Dopo il caso Uber, la compagnia che consente di prenotare una macchina con conducente grazie a un’app, ecco il tentativo di estendere lo stesso sistema anche a chi consegna merci. L’ipotesi, più volte ipotizzata in passato da Conftrasporto, rischia di divenire realtà, come confermano le notizie apparse sulla stampa e incredibilmente passate sotto il silenzio di chi dovrebbe porsi il problema di tutelare i lavoratori del trasporto e gli utenti. Come ovvio c’è chi mette in evidenza i  rischi e chi è pronto a farsi paladino delle opportunità. Tutti dovrebbero però porsi la stessa domanda: quali saranno le conseguenze? Se l’evoluzione rimarrà a livello tecnologico e rispetterà le norme vigenti, che individuano chiaramente i soggetti che possono effettuare prestazioni dei servizi di trasporto e richiedere il relativo pagamento, non potrà che portare positività. Ben diverso (e illegale, almeno con le leggi attuali) sarebbe il caso in cui, anche per le merci così come per le persone, qualcuno pensasse di non svolgere solo l’attività d’intermediario telematico, servizio per il quale ha il diritto di essere remunerato, ma richiedesse il corrispettivo per l’attività di trasporto. Esercitata in questo caso abusivamente. Le norme italiane parlano chiaro e altrettanto vale per le disposizioni comunitarie, secondo le quali chi effettua attività di trasporto deve possedere i requisiti di professionalità, di garanzia e, non ultimo, di onorabilità. Il Governo non può chiamarsi fuori: faccia rispettare le leggi o le modifichi. Se non interverrà la responsabilità sarà tutta sua. A parte le garanzie che debbono essere fornite a chi usufruisce i servizi, i nostri  politici hanno pensato a quale potrà essere l’impatto in termini di traffico se ognuno potrà trasportare merci? E la tracciabilità, di cui loro stessi hanno parlato tanto come di un elemento indispensabile, come si pensa di garantirla?

Paolo Uggé