Sembra incredibile, ma ci sono dei criminali che facevano soldi dando le patenti a chi se l’era vista sospesa per problemi di alcol o droga, persone che quindi stavano seguendo un percorso riabilitativo per evitare di mettersi ancora al volante in condizioni che possono essere pericolose per loro stessi e per gli altri. A Latina è entrato nel vivo il processo “Pay to drive” che vede sul banco degli imputati ben 14 persone tra funzionari della Motorizzazione civile di Latina e titolari di autoscuole.
L’accusa per loro è di aver costituito un’associazione per delinquere in grado di dare patenti a chiunque in cambio di soldi naturalmente. La prossima udienza è già stata fissata per il 2 febbraio e sul banco dei testimoni salirà anche il comandante della sezione di polizia giudiziaria della Polstrada.
A Ivrea invece un 57enne si presentava come un funzionario della Prefettura e riusciva attraverso vari stratagemmi a far riottenere la patente anche a persone a cui era stata ritirata diverse volte per guida in stato di ebbrezza o positività alla droga. I reati ipotizzati per i venti coinvolti a vario titolo sono falso ideologico e sostituzione di persone. All’ideatore dello stratagemma – già finito nei guai e in carcere nel settembre del 2011, dopo una lunga indagine partita due anni prima – si rivolgevano anche camionisti e professionisti a cui le autorità avevano ritirato la patente. Per riottenere il documento di guida si doveva pagare una “stecca” dai 300 ai 1.000 euro. Venivano “fornite” anche delle persone in grado di farsi fare i test del sangue “puliti”. Quello strano viavai dal laboratorio di analisi di Torino ha insospettito però una delle impiegate. La sua segnalazione ha fatto partire l’indagine. Inizialmente erano state coinvolte nell’inchiesta oltre sessanta persone.