Chiunque abbia letto con attenzione il documento che l’Autorità del trasporto ha presentato al Parlamento nelle ultime settimane di luglio avrà notato che non c’era traccia di temi legati al trasporto su gomma. Nulla di cui stupirsi: il testo è in piena sintonia con i compiti affidati alla nuova Autorità, fra cui non figura il trasporto su gomma. Cosa di cui, invece, c’è da restare stupefatti, soprattutto in un Paese come il nostro dove la logistica e i trasporti sono parte integrante del sistema economico. Un’economia che non affronti il tema delle reti e della logistica secondo la logica di sistema è destinata al declino sia nel sistema produttivo sia in quello turistico. La funzione dei collegamenti e dei servizi efficienti è strettamente collegata con la competitività di entrambe le offerte. Il soggetto di riferimento dovrebbe essere, come è sempre stato, il ministero competente. Purtroppo, anche dal dicastero interessato, al di là di interventi legati al contingente o alle emergenze, non provengono certo segnali incoraggianti. Non per colpa di chi lo guida, ma perché nel Governo non esiste la consapevolezza di quanto sia essenziale la politica dei trasporti. Nel documento programmatico presentato in sede europea all’inizio del semestre a guida italiana, nessun accenno è stato fatto alla funzione logistica. Si parla genericamente di favorire il trasporto combinato e di affrontare la questione delle dimensioni degli automezzi, ma si dimentica di partire dal presupposto che il trasporto ferroviario non è competitivo se non sulle lunghe percorrenze e, soprattutto, che se il costo dell’energia passa da 3 euro al chilometro a 4,20, come appena avvenuto, la competitività rischia di viaggiare in retromarcia anche sui binari Cosa che rischia di accadere anche anche se si consentirà di alzare la portata o le dimensioni (più carico) dei Tir che già riescono a essere più convenienti del treno per la loro flessibilità: se poi dovessero aumentare la capacità di carico diventerebbero imbattibili. Il ministero si era dotato di una Consulta della logistica che aveva come compito elaborare il Piano della logistica e dei trasporti. L’ultimo documento approvato dal Cipe risale all’aprile del 2006. Pochi anni dopo, grazie a una “grande intuizione” del governo Monti è stata cassata. Che i trasporti e la logistica siano condizione di competitività lo comprendono tutti, anche nei Paesi del nord Africa dove hanno programmato investimenti cospicui, ma se del sistema dei trasporti non se ne occupa il dicastero competente, se nel documento del governo se ne fa solo un rapido accenno, se l’Autority non ne è competente, a chi deve fare riferimento una settore che persa più del 6 per cento del Pil?
Paolo Uggé