L’accisa sul gasolio uguale a quella sulla benzina? Faremo meno pieni e non in Italia

Nelle raccomandazioni che l’Unione europea ha inviato  al governo Renzi per ” rimettere l’azienda Italia sul giusto binario” è inserita anche quella di adeguare l’accisa del gasolio a quella applicata alla benzina. Un intervento a gamba tesa sulle scelte dei governi italiani che in tutti questi anni hanno scelto di favorire lo sviluppo dei motori  alimentati a diesel, rispetto a quelli a benzina, ritenuti troppo inquinanti. Ora, proponendosi come paladini dell’ambiente, gli eurocrati s’inventano d’incrementare l’accisa sui motori diesel fornendo un comodo alibi ai  governi per aumentare le entrate con la differenza di accisa pari a 0,111 euro per ogni litro di carburante.  Ma anche creando un serissimo problema  per l’attività di autotrasporto che già contribuisce in modo sproporzionato alle entrate fiscali dello Stato. Senza contare che questa nuova “manovra” rappresenterebbe un incredibile boomerang: l’incremento fiscale  per Iva e accisa in questi anni ha infatti pesato negativamente sui consumi dei carburanti (dal 2007 all’aprile 2014 il calo percentuale del 22,7 per cento ha prodotto minori entrate per 1,2 miliardi di euro) e non occorre certo essere economisti di grido per rendersi conto che, qualora la scelta del governo fosse di seguire pedissequamente  la raccomandazione europea,  il risultato sarebbe  un’ulteriore riduzione dei consumi di carburanti. In particolare i primi a decidere di rifornirsi all’estero, se non addirittura di trasferire la propria sede, saranno  le imprese di autotrasporto che, per non perdere ulteriore competitività, faranno il pieno nei Paesi vicini dove il prezzo è più conveniente. E se poi  la compensazione, che recupera  0,21 centesimi per litro sulla parte fiscale, fosse ridotta o eliminata, è certo che la fuga dalla stazioni di servizio italiane accellererebbe ancora di più. Col risultato di aprire nelle casse dello Stato una nuova voragine, visto che, adeguando l’accisa del gasolio a quella della benzina e cancellando il rimborso, lo Stato aggiungerebbe sì all’attuale guadagno su ogni litro di carburante, pari a  0,620 euro,  rispettivamente 0,111 e 0,210 euro, ma rischierebbe di perdere milioni di rifornimenti. Il Governo è libero di attuare come ritiene la raccomandazione europea, che oltretutto in modo improprio invita a colpire i consumi (per il nostro Paese sarebbe la batosta finale), ma se intervenisse sulla norma che consente la compensazione dell’accisa, deve mettere in conto non solo la riduzione ulteriore degli introiti fiscali, ma anche la reazione  del mondo dell’autotrasporto.

Paolo Uggé