Duecentomila lavoratori nel settore noleggio auto lasciati “a piedi” dal Governo?

È una battaglia per la sopravvivenza quella che 80mila imprenditori e circa 150mila loro dipendenti stanno combattendo contro una legge immaginata per regolamentare le attività di taxi e noleggio con conducente (Ncc) ma che è divenuta, nella realtà di tutti i giorni, un pericolosissimo ostacolo al proseguimento dell’attività. La norma, varata nel 2008, è quella che impone a chi esercita l’attività di Ncc di iniziare e terminare ogni servizio presso la sede della rimessa situata nel Comune che ha rilasciato l’autorizzazione. Una norma che per anni non è entrata in vigore solo grazie alla reazione degli interessati e alle proroghe che l’hanno “congelata”. Fino a quando, poche settimane fa, il Senato ha cancellato la proroga, spalancando le porte all’attuazione della legge. Non c’è dubbio che le attività di taxi e Ncc debbano essere regolamentate per evitare il permanere di un’applicazione distorta delle norme che oggi lasciano spazi interpretativi evidenti. E neppure possono esistere forme di discriminazione o protezionistiche con gli operatori esteri. Ma non si possono neppure consentire commistioni tra due attività diverse: un conto è il servizio reso dai taxi, un conto quello a noleggio. Trovare soluzioni a una situazione che ha determinato l’avvio di attività e che vede in modo evidente coinvolti gli operatori e le loro famiglie non è facile, ma un Governo serio deve saper regolamentare il futuro, salvaguardare coloro che già operano, evitando che forme di abusivismo possano dilagare. Confcommercio, raccogliendo le istanze di molti operatori, ha deciso di dar vita alla federazione di settore, denominata Fai-Confcommercio, che avrà come primo compito proprio l’elaborazione di proposte da presentare al Governo sulle quali vi sia il consenso di entrambi i fronti. Il vero problema sarà quello di riuscire a individuare norme compatibili che consentano l’inserimento solo di operatori in  grado di rispondere alle esigenze degli utilizzatori, assicurando qualità dei servizi e rispetto delle regole a un mercato nel quale si sono create troppe rendite di posizioni. La nuova federazione, che ha già ricevuto l’adesione di diversi operatori, si propone di allargare la propria rappresentanza a tutti coloro che effettuano servizi nel trasporto pubblico. Solo trovando un denominatore comune si potrà evitare che tanti piccoli imprenditori siano messi fuori gioco da chi tenta di divenire il monopolista dei servizi di noleggio e di taxi.

Paolo Uggé