Auto a noleggio con conducente, l’ennesima figuraccia dei nostri politici

Partecipare alle gare di qualunquismo che sembrano sempre più dominare la scena politica italiana non è ne una nostra aspirazione ne un’abitudine, ma non possiamo far finta di nulla di fronte all’ultimo sconfortante esempio della situazione che stiamo vivendo. La scorsa settimana al Senato, nel convertire in legge il Decreto Milleproroghe, è stato infatti deciso di sopprimere un articolo grazie al quale sarebbe stato possibile evitare l’entrata in vigore di un obbligo destinato a mettere a rischio l’attività di decine di migliaia di imprese di noleggio con conducente. Di cosa si tratta? Per esercitare l’attività di Ncc, sigla appunto di noleggio con conducente, è stato introdotto nel 2008 l’obbligo di dover cominciare e terminare ogni servizio presso la sede della rimessa situata nel Comune che ha rilasciato l’autorizzazione. Il titolare o il dipendente di un’impresa di noleggio con conducente di Milano che si trovasse a Roma per un servizio, per poterne farne un altro, magari a sud della capitale, dovrebbe dunque ritornare prima al punto di partenza. Una norma la cui assurdità apparirebbe evidente perfino a un bambino in fasce. Così come dovrebbe apparire assurdo a chiunque il fatto che in sei anni non si sia trovato il tempo o la volontà di riformare un’attività in linea con i principi europei. Definirlo desolante è poco: a parole si annunciano interventi per eliminare lacci e lacciuoli a favore di una semplificazione, mentre di fatto si opera in senso opposto alle disposizioni in essere in altri Paesi europei, con l’aggravante di sprecare anni. Per impedire quella che è un’autentica idiozia, fino a oggi si era andati avanti a colpi di proroghe che sospendevano temporaneamente l’applicazione. E, in attesa di un rinsavimento generale, il Milleproroghe prevedeva, opportunamente, un altro anno di sospensione. Nessuno aveva fatto però i conti con l’emendamento abrogativo di tale proroga, presentata dal senatore Loredana De Petris, esponente del Sel. Il Governo è andato sotto e così, nonostante in materia esistano pareri che indurrebbero a modificare la norma (formulati dall’Antitrust, dagli organismi comunitari e dalla stessa Corte Costituzionale) il blitz del senatore di opposizione è andato a segno. E se la Camera non riuscirà a modificarla, la norma, così contradditoria, sarà applicabile e più di 30mila operatori saranno a rischio di chiusura.

Paolo Uggé