“La morte di migliaia di piccole imprese di autotrasporto sta avvenendo nel silenzio generale, compreso quello dei sindacati. È una moria di posti di lavoro silente, senza che nessuno si preoccupi di tutti questi lavoratori che hanno famiglia, ma non hanno la cassa integrazione. Chi ci pensa a questi lavoratori?”. A lanciare l’accorato appello in collegamento in diretta, dalla provincia di Cuneo, con la trasmissione Virus, condotta da Nicola Porro, è stato l’amministratore delegato di Fai Service, invitato a spiegare le ragioni dello sciopero nazionale dell’autotrasporto indetto da tutte le principali associazioni di categoria per cinque giorni dal 9 al 13 dicembre. “Dal 2008 a oggi abbiamo perso il 25 per cento di tonnellate chilometro trasportate, il che significa una vera moria delle piccole imprese”, ha proseguito Primo Santini nel suo intervento (cliccate qui per vederlo). Perché lo sciopero? “Perché se è vero che noi trasportiamo l’88,6 per cento delle merci prodotte, e siamo dunque consapevoli che se ci fermiamo sarà un disastro, è altrettanto certo che oggi è economicamente impossibile fare del trasporto. Per gli alti costi, ma anche per l’abusivismo che cancella le nostre imprese”. E a Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ospite in studio di Nicola Porro, Primo Santini ha denunciato come “il problema dell’autotrasporto oggi è che chi non riesce a delocalizzare, spostando all’estero l’attività, assume sì dipendenti, ma rumeni e in affitto. Una prassi consentita dalla comunità europea, che permette a chi assume di tagliare del 60 per cento i costi”. Ma anche una prassi che rischia di diventare una vera e propria bomba a orologeria per il sistema pensionistico, come ha ricordato in passato, ai sindacato come al governo, anche Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto. Senza ottenere, né dai sidacati né dal governo, alcuna risposta.