Può, in un momento di crisi economica pesantissima, il Governo italiano chiedere a un’impresa di autotrasporto di perdere duemila euro l’anno per ogni suo mezzo? La risposta evidentemente è no, perché questo, nella situazione in cui si trovano praticamente tutte le imprese italiane, significherebbe per molte di loro la chiusura dell’attività. Eppure perdere duemila euro per ogni mezzo è quello che il Governo ha proposto di fare, con un disegno di legge sulla stabilità in cui si prevede di ridurre il recupero dell’accisa sul gasolio. Una manovra folle, di fronte alla quale Conftrasporto, in linea con le decisioni assunte da tutte le federazioni responsabili del settore, non ha potuto che ribadire il fermo nazionale dell’autotrasporto come scelta inevitabile qualora il Governo non facesse dietrofront, evitando così un danno non solo per l’autotrasporto ma per i sistemi produttivi e i cittadini. La consapevolezza che il tutto è per ora solo un’ipotesi (e quindi non in vigore) e l’augurio che il ministro ai Trasporti Maurizio Lupi possa trasformare in fatti le parole che ha messo nero su bianco (“intendo adoperarmi perché la norma prevista venga corretta in sede parlamentare” ), unitamente agli impegni assunti dal sottosegretario Rocco Girlanda (firmatario di una lettera formale in cui si propone di inserire in un decreto legge i principali temi condivisi con le federazioni di categoria) hanno spinto le federazioni a rinviare un’immediata attuazione della protesta. E questa rappresenta una dimostrazione di grande responsabilità da parte di un settore, l’autotrasporto, che comprende perfettamente come un fermo nazionale possa avere oggi conseguenze insopportabili per l’intera economia. Peccato che la stessa responsabilità (ma soprattutto una capacità di analisi adeguata) non appartenga alla nostra classe politica. Totalmente incapace di comprendere che in questo momento, in cui sembra innescarsi una prima fase di ripresa (come risulta da una attenta verifica effettuata proprio sulle imprese di autotrasporto e sul fatturato dei pedaggi autostradali) incrementare i costi del trasporto delle merci prodotte in Italia e destinate ai mercati europei sarebbe un errore imperdonabile.
Paolo Uggé