Importavano gasolio da Paesi dell’Est Europa, trasportandole con documentazione falsa e sottraendole all’accertamento e al pagamento dell’accisa. L’operazione, chiamata “Champions”, dei finanzieri del gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata del nucleo polizia tributaria di Perugia, ha portato a undici ordinanze di custodia cautelare in carcere che, secondo la Guardia di Finanza, hanno disarticolato un’organizzazione con ramificazioni e referenti in Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania. Secondo le fiamme gialle, il promotore dell’organizzazione e un suo stretto collaboratore amministravano due società di trasporto di prodotti energetici, con sede in provincia di Napoli, curando personalmente la gestione degli autisti, l’utilizzo dei mezzi di trasporto e la distribuzione del prodotto sul territorio nazionale.
Le undici ordinanze di custodia cautelare, è stato spiegato in una conferenza stampa nella sede del comando provinciale di Perugia della Gdf, riguardano i promotori e gli organizzatori del traffico di carburante, oltre che gli autisti e titolari delle società coinvolte. Sequestrate cinque motrici, utilizzate per trasportare le cisterne con il gasolio illecitamente commercializzato, il cui valore risulta pari a circa 800.000 euro. La Gdf ha attuato anche il sequestro preventivo di beni o utilità pari a circa 100.000 euro, riconducibili alle due società utilizzate dall’organizzazione, e il sequestro preventivo per equivalente di beni immobili o utilità per circa 500.000 euro a carico di due titolari di società, quale profitto illecito corrispondente all’importo sottratto al fisco, emerso dalle false fatturazioni accertate, per 1,4 milioni di euro. I reati contestati dalla magistratura perugina agli indagati sono l’associazione per delinquere (composta da più di dieci persone) finalizzata al traffico illecito aggravato internazionale di prodotto petrolifero del tipo gasolio, sottrazione all’accertamento e al pagamento dell’accisa su prodotti energetici importati clandestinamente, sottrazione all’accertamento e al pagamento dell’accisa su prodotti energetici importati clandestinamente, con la compilazione di documenti di trasporto ideologicamente falsi, uso di documentazione accompagnatoria e fiscale falsa. Per “regolarizzare” il carburante commercializzato evitando di pagare accise e Iva, l’organizzazione, ha appurato la Guardia di finanza, compilava falsa documentazione di trasporto, emetteva fatture false e faceva figurare “cartolarmente” l’acquisto e la vendita del gasolio da parte del titolare di un deposito fiscale della provincia dell’Aquila, risultato però inoperoso da anni e definito dai componenti dell’organizzazione – nei loro colloqui telefonici – con il nominativo di “Padre Pio”. Le fatture per operazioni inesistenti, risultate pari a circa due milioni e mezzo di euro, avrebbero permesso di regolarizzare complessivamente circa un milione e mezzo di litri di carburante che – hanno appurato le indagini – è stato venduto a distributori di carburanti nelle province di Perugia, Avellino, Benevento, Napoli e Teramo.